La Russa benvoluto anche dagli “altri” che lo hanno votato: la mossa di Meloni rende ininfluente gli “sfascisti”

14 Ott 2022 16:28 - di Carmelo Briguglio
La Russa

Chi e perché ieri non ha votato Ignazio La Russa é noto. Non é importante il dettaglio di superficie. É rilevante la causa profonda. La quale, per chi sa e vuole coglierla, coincide con questioni che altre leadership, all’interno del centrodestra, dovettero affrontare in tempi non lontani, uscendone sconfitte. In un decennio, la destra ha mutato “forma”, si é data una leader forte e riconosciuta la quale ha fatto molta strada, capovolgendo a suo favore i rapporti di forza dentro la coalizione. Il che spiega – é il primo dato politico – la presidenza La Russa. Un traguardo, storico per la destra italiana, che marca un grave errore fatto commettere a Berlusconi. E che conferma le capacità di Giorgia Meloni, politiche ma anche di relazioni parlamentari. Le quali hanno reso ininfluente lo strappo di un pezzo di maggioranza, “facendo” un importante risultato per tutto il centrodestra, dal quale Forza Italia si é esclusa.

L’ autoesclusione di FI e i voti da “oltre confine”

Il secondo dato politico: da “oltre confine”, almeno un senatore su cinque dell’opposizione ha votato per La Russa. Ha cioè “laureato” uomo di Stato, con un apporto determinante, un protagonista di primo piano della destra italiana. Volete sapere chi e perché ? Non lo saprete mai. Gli interrogativi si rincorrono, come sempre accade nelle votazioni a scrutinio segreto. Ognuno fa le sue supposizioni. Le lancia per aria. A sua convenienza. La verità é coperta da più verità. Lo storytelling politico, nella sua complessità, riserva spesso qualche tinta di giallo, non lo sapete ? E il voto segreto – giusto, quando riguardi persone – copre autori di convergenze inaspettate, come in questo caso. C’é una verità politica. E quella alla fine, forse emergerà. Per deduzione. O per fatti successivi. Ma non ci sarà mai nessuna prova. Solo indizi. Forse tra anni, dopo che avrà concluso il suo ciclo, qualcuno dei partecipanti ve lo farà sapere in qualche memoriale. Forse. Intanto, una cosa é certa: la Meloni ha una credibilità che sa spendere anche “di là”; La Russa é benvoluto anche dagli “altri”. E la classe dirigente di FdI é tutt’altro che sprovveduta, come ieri ha dimostrato nel confronto col ceto politico “sfascista” – che poi si é ritrovato “sfasciato” – alla Micciché e Ronzulli. 

L’ habitus di Ignazio: garanzia e dialogo

Sul piano istituzionale – terza riflessione – il voto di ieri ha prodotto il “registro” che adotterà Ignazio La Russa. Come ha chiarito nel suo discorso d’insediamento, non sarà un presidente della maggioranza, su modello americano. Ma non sarà neppure uno speaker neutro, modello Westminster. Sarà, un po’ l’uno e un po’ l’altro. Com’è nello stile del personaggio. E ciò, anche al di là delle sue parole di unità e pacificazione. Sarà presidente di garanzia, ma anche di dialogo tra la coalizione e le opposizioni. Un ruolo per metà politico e per metà istituzionale. É l’habitus di La Russa : nessuno più di lui ha l’estetica e le caratteristiche per quel ruolo. La Meloni ha puntato i piedi per averlo lì: ha fatto bene. State certi, col suo consueto piglio e cipiglio – che chi ci ha avuto a che fare ben conosce – impedirà ogni tentazione di ybris da parte della maggioranza. E coltiverà un buon rapporto con le minoranze; politicamente parlando, tornerà utile al centrodestra, se e quando taluni si faranno riprendere dal daimon del predominio: saprà tenerlo a bada e rinchiuderlo nel recinto della ragione. La quale ragione, nelle scorse ore, un pezzo di di centrodestra sembra avere smarrito. La ritroverà ? E ritroverà il senso della sua unità ? Io credo di sì: deve. Perché lo deve agli italiani. 

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