La Napoli dolente del dopoguerra in un libro su Luigi Incoronato a cura di Laura Cannavacciuolo

20 Ott 2022 15:32 - di Lucio Meo

I due racconti più belli dello scrittore napoletano Luigi Incoronato rispuntano in libreria grazie all’iniziativa di una docente di letteratura italiana contemporanea dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Laura Cannavacciuolo, studiosa della letteratura neorealista napoletana a cavallo degli anni Sessanta che ebbe le sue firme di punta in Domenico Rea, Michele Prisco e Luigi Compagnone.

«Scala a San Potito. Le pareti bianche» di Luigi Incoronato e a cura di Laura Cannavacciuolo, (Roberto Nicolucci Editore, pp 163, E.16)  sarà presentato domani, venerdì 21 ottobre 2022, alle ore 18, al Salotto Letterario Le Zifere in Piazzetta Nilo, 7 a Napoli. Oltre all’autrice, Laura Cannavacciuolo, interverranno la scrittrice Annella Prisco e Carlo Vecce, docente di letteratura italiana dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.

Il primo dei due racconti descrive la Napoli dolente dalle storie terribili di sopravvivenza, degrado e dignità, al contempo, col racconto di chi aveva perduto la casa sotto i bombardamenti e aveva trovato rifugio sui pianerottoli della grande “Scala a San Potito“, che solca il centro storico quasi in modo clandestino e che negli anni della ricostruzione e della povertà per tanti rappresentò la speranza e l’emarginazione irreversibile come altre oasi di povertà contemporanee, a cominciare dalla 167 di Secondigliano. C’è tanta Napoli di oggi in quella Napoli di ieri, così come c’è tanta guerra di oggi nella guerra che Incoronato raccontava in “Le pareti bianche”, il conflitto dell’anima lacerata tra il senso del dovere e il rigetto per la violenza con il racconto di un ufficiale che, tornato momentaneamente in Italia dopo essere stato ferito nel fronte greco-albanese (dove Incoronato ha combattuto), finge un’amnesia pur di non tornare in guerra.

“I momenti ossessivi della guerra erano in noi e non sparivano. E forse erano quelli che avremmo voluto dimenticare. Di quelli volevamo liberarci, a quelli volevamo sfuggire. Ma era come se avessero preso piede in noi, messo radici”. Quel soldato era lo stesso Incoronato, figlio di emigranti, nato in Canada poi tornato in Italia, un “Cèline” italiano capace di riflessioni e denunce biografiche dopo aver fatto la seconda guerra mondiale sul fronte francese e su quello greco-albanese ed essere poi approdato alla Resistenza e al Partito comunista. Dopo la guerra lo scrittore si stabilì a Napoli dove con Luigi Compagnone, Leone Pacini Savoj, Mario Pomilio, Michele Prisco, Domenico Rea e Gian Franco Venè (nella foto in alto il secondo da sinistra) fondò la rivista letteraria Le ragioni narrative.

Morì suicida a Napoli nel 1967 all’età di 46 anni, qualche giorno prima della pubblicazione del suo ultimo racconto “A che serve uno scrittore“. Domani riprenderà vita in proprio nel luogo in cui, forse, avrebbe voluto scrivere i suoi racconti migliori.

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