La mossa disperata (ed elettorale) di Biden che attinge alle riserve di petrolio. I repubblicani: uso politico
A 3 settimane dal voto per le elezioni americane di midterm che si annuncia una debacle per i democratici, Joe Biden tenta l’ultima carta attingendo alle riserve nazionali di petrolio per far scendere il prezzo dopo che l’Opec+, l’organizzazione dei maggiori produttori mondiali oltre alla Russia, ha tagliato la produzione per alzare i prezzi, nonostante le suppliche del presidente Usa, che s’è speso, inutilmente, in Arabia Saudita, preoccupato proprio delle ripercussioni politiche negli Stati Uniti.
Per i repubblicani non c’è dubbio: di tratta di “uso politico delle riserve” che dovrebbero essere protette per vere crisi nazionali. Insomma la mossa disperata di chi, come Biden, sa che sta viaggiando verso una sconfitta.
Accuse a cui l’amministrazione Biden risponde che la riserva ha ancora “un grande numero di barili”, 400 milioni di barili, una quantità che è un minimo storico degli ultimi 40 anni, ma che è oltre la metà della capacità massima di 714 milioni di barili.
A spingere la decisione di Biden, come detto, il recente annuncio di Opec+, la coalizione di Paesi produttori di petrolio guidata da Russia e Arabia Saudita, di una riduzione della produzione di 2 milioni di barili al giorno, mossa destinata a far aumentare ulteriormente il prezzo del petrolio, che a Washington viene vissuta come un vero schiaffo di Riad – dove Biden nei mesi scorsi si è recato per una controversa visita tesa proprio a rinsaldare i rapporti – che di fatto sta facendo il gioco di Mosca.
In questi mesi poi, Biden ha aperto un altro fronte polemico con le grandi compagnie petrolifere, accusandole di non abbassare i prezzi della benzina quando scende il prezzo del petrolio.
Fonti dell’amministrazione Biden, in vista dell’annuncio di oggi, ricordando che le compagnie petrolifere “aggiungono 60 centesimi sul prezzo medio del gallone ed hanno mantenuto i prezzi della benzina più alti di quanto avrebbero dovuto”.