Irma Testa, la “boxeur” orgoglio italiano, tifa per la Meloni: “Giorgia è una combattente come me”

29 Ott 2022 14:43 - di Lucio Meo
Combattente di talento, pugni forti, mente aperta, nessun pregiudizio, tantomeno in politica. La “farfalla” del ring, Irma Testa, medaglia di bronzo alle ultime Olimpiadi in uno sport tipicamente maschile come la boxe, a 24 anni ha un futuro sportivo spalancato e un bel presente da godersi anche sui media. La sua intervista di oggi al “Foglio” fa emergere tutta la grinta della ragazza napoletana che si mostra preparata e consapevole della realtà che al circonda.

La famiglia che la aiuta e l’ha avviata al pugilato

La prima medaglia femminile della nostra boxe, nata alla periferia di Torre Annunziata e oggi di stanza ad Assisi, parla con orgoglio della sua famiglia. “Ho due fratelli e una sorella maggiore, Lucia, che mi ha avviato al pugilato. Siamo una famiglia molto unita e sono rispettosa delle mie radici, anche se non ho difficoltà a riconoscere che il pugilato è stato il mio riscatto. Ma le mie origini sono state un trampolino di lancio, non un ostacolo. La boxe era e rimane uno sport povero: per praticare certe discipline occorre il conto in banca, a noi bastano due guantoni e te li regalano pure, naturalmente usati, se sali sul ring. Non per niente in Italia, in questo momento difficile, le palestre sono piene, soprattutto di donne. A nessuno è precluso fare il pugilato, anche se la storia del ring come riscatto sociale è anche la nostra condanna. Ci dimentichiamo che la boxe è la noble art”.

Irma Testa si batte per le donne e incoraggia la Meloni

I pregiudizi, nei, non solo nello sport, ma anche nella vita reale, li conosce bene, anche sulla sua omosessualità dichiarata, così come nella disciplina scelta. “Non so perché adesso nella boxe italiana le donne siano più forti degli uomini ma è certo che abbiamo dovuto superare la diffidenza dell’ambiente. A noi nulla è dovuto: un uomo ha la strada spianata per eccellere nello sport, noi ce la siamo dovuta sudare, soprattutto nella boxe. Noi donne per essere accettate dobbiamo meritarcelo dieci volte più degli uomini….”. E qui scatta la domanda su Giorgia Meloni che in altri ambiti combatte le sue stesse battaglie sull’emancipazione femminile. “Non spetta a me dirlo ma guardate Giorgia Meloni. Per diventare la prima premier donna ha dovuto superare mille ostacoli. Non voglio essere fraintesa perché il mio non è un discorso politico ma mi sento orgogliosa quando una donna come me tiene testa agli uomini anche in Parlamento. Come combattente del ring mi riconosco nella sua grinta. Anche nella campagna elettorale non ha mai perso un colpo, come facciamo noi donne nel pugilato. Lei si è definita “il presidente del Consiglio” al maschile? Anche io preferisco pugile…”.

La lotta al razzismo e il caso di Paola Enogu

Il razzismo la vede in prima linea, come per il caso della Egonu: “Ha fatto benissimo ad annunciare il ritiro, non c’è niente di montato nella sua vicenda. Il fatto è che dopo il ritiro di Federica Pellegrini, Paola al di là del colore è il simbolo di tutto lo sport femminile italiano. Non la conosco benissimo ma l’ho vista alle Olimpiadi e so come il mondo della pallavolo l’ammira. Per me è un modello anche per l’immagine che ha saputo costruire fuori dal campo. Non c’è nessuno come lei, è ingiusto quello che ha subito”.

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