È morto Antonio Triolo, storico militante della destra palermitana. Il ricordo di Antonio Tisci
È morto all’età di 50 anni, stroncato da un infarto, Antonio Triolo, storico militante della destra palermitana. Cresciuto e formatosi nelle file del FdG prima e di Azione Giovani poi, Triolo era approdato alla Lega nella stagione della diaspora della destra, all’inizio degli anni duemiladieci. Attualmente capo segreteria dell’assessore regionale ai Beni culturali della Sicilia, Alberto Samonà, Triolo era stato commissario provinciale della Lega a Palermo e candidato col Carroccio alle ultime elezioni comunali.
Lascia la moglie Rosalba e due figli. La sua scomparsa ha suscitato grande commozione a Palermo e non solo: moltissimi i pensieri che gli vengono rivolti in queste ore sui social. Fra gli altri, oltre a quello di Samonà, si segnalano quello del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e del vicesindaco Carolina Varchi, che, ricordando di aver «percorso un lungo tratto di strada insieme» a lui, ha descritto Triolo come «esempio di educazione e rettitudine, uomo colto, politico attento e preparato».
Per il Secolo d’Italia, un ricordo è stato scritto da Antonio Tisci, che con lui ha condiviso gli anni della militanza giovanile. Lo proponiamo di seguito.
«In un mondo in cui le questioni economiche sono state troppo spesso sottovalutate e ripetute più per slogan che per convinzione, Antonio Triolo è stato il primo a mettersi a studiare davvero tutto ciò che riguardava l’Euro e a spiegare i problemi che da quella scelta nascevano e per quale motivo, così come strutturato, non poteva che essere svantaggioso per l’Italia. Ne aveva fatta una questione centrale della sua battaglia politica e del suo impegno militante, senza preconcetti ma con uno studio costante e con continui approfondimenti».
«Ricordo un suo intervento a una manifestazione del Movimento Nazionale per la Sovranità, doveva parlare di economia e lo fece riuscendo ad entusiasmare la platea, senza retorica, ma parlando di realtà concrete, di vita vissuta, di quotidianità e di interesse nazionale. Al centro del suo impegno il desiderio di una Nazione libera e sovrana, capace di costruire un futuro per se stessa e per i suoi figli senza vincoli assurdi, senza la paura di parametri non rispettati».
«Mille ricordi mi legano a lui, da Campo Base alla lunga diaspora della destra italiana, dalla fiaccolata per Borsellino alla comune passione per Bobby Sands e per l’Irlanda. Abbiamo percorso un lungo tratto di strada insieme e, anche se le nostre strade politiche si erano divise, è rimasto sempre quell’invisibile legame che separa “noi” dal resto del mondo. Un “noi” che in qualsiasi posto, in qualsiasi tempo riuscirà sempre a parlare di sovranità e libertà nazionale, anche nel tuo nome».