Dopo 47 anni caccia al brigatista misterioso che era con Mara Cagol quando morì

27 Ott 2022 13:45 - di Paolo Lami

A 47 anni dai fatti, i carabinieri del Ris rimettono le mani su uno dei misteri che avvolgono la storia, per molti versi ancora da chiarire, delle Brigate Rosse: la presenza sul luogo del conflitto a fuoco in cui morirono la brigatista Margherita ‘Mara’ Cagol, moglie di Renato Curcio, e l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, di un altro brigatista rimasto, finora, nell’ombra e la cui identità non è mai stata svelata dai compagni di militanza che si sono sempre preoccupati di tutelarne il nome.

È stato proprio il figlio dell’appuntato ucciso, anche lui carabiniere, oggi in pensione, Bruno d’Alfonso, a far ripartire, con un esposto presentato dal suo avvocato, gli accertamenti sul brigatista che era presente quel 5 giugno 1975 a Melazzo, nell’Alessandrino, nella cascina Spiotta d’Arzello dove i brigatisti avevano portato dopo il sequestro a scopo di estorsione l’industriale Vittorio Vallarino Gancia rapito il giorno precedente.

“È una questione di giustizia e di verità storica – ha detto d’Alfonso dopo aver presentato l’esposto. – Anche per onorare la figura di mio padre, un eroe che diede la vita per le istituzioni”.

I carabinieri, delegati dalla magistratura, hanno interrogato diversi brigatisti che potrebbero portare a scoprire l’identità del Br rimasto finora nell’ombra.

Ma, soprattutto, il Ris dell’Arma ha svolto una serie di accertamenti tecnici per arrivare a scoprire l’identità del terrorista rosso che, quel giorno, era alla cascina Spiotta con la Cagol.

Il rapimento dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia fu il primo sequestro di persona a scopo di autofinanziamento delle Brigate Rosse.

Nel corso degli anni sono state fatte diverse ipotesi sulla identità del brigatista che riuscì a fuggire.

Mara Cagol, fondatrice insieme a Renato Curcio e Alberto Franceschini delle Brigate Rosse, nasce politicamente nel Pci dove conosce Curcio che sposa nel 1969. E l’anno successivo fonda le Brigate Rosse.

Frequentano entrambi il gruppo milanese di Quarto Oggiaro dove conoscono il futuro brigatista Francesco Marra anche lui ex-Pci, un personaggio singolare e misterioso che si scoprirà, successivamente, essere un infiltrato dell’Arma e che il 2 agosto 1980, il giorno della strage alla stazione di Bologna, è presente nel capoluogo felsineo.

Marra e la Cagol partecipano insieme e direttamente nel 1974 al rapimento del giudice Mario Sossi di cui la brigatista è organizzatrice e regista.

È lo stesso Marra, secondo quanto ha raccontato successivamente Alberto Franceschini, ad afferrare fisicamente il giudice Sossi e a metterlo di peso nel furgone con cui viene portato via.

Un mese dopo Sossi verrà liberato dalle Br. L’8 settembre 1974 Curcio e Franceschini vengono arrestati. E Mara Cagol organizza l’evasione di Curcio dal carcere di Casale Monferrato il 18 febbraio 1975.

Il 4 giugno del 1975 Vallarino Gancia viene rapito e portato alla Cascina Spiotta dove restano a sorvegliarlo solo Mara Cagol e il brigatista sulla cui identità ora si sta cercando di far luce.

Il giorno successivo 4 carabinieri, fra cui l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso arrivano in prossimità della Cascina Spiotta. Mara Cagol e il misterioso brigatista lanciano una bomba a mano per aprirsi una via di fuga ferendo gravemente il tenente Umberto Rocca, che perderà un braccio e un occhio, e il maresciallo Rosario Cattafi.

Poi la moglie di Curcio e il brigatista sconosciuto brigatista escono sparando all’impazzata. Ed è in quell’occasione che viene ferito a morte l’appuntato Giovanni D’Alfonso: morirà successivamente in ospedale.

I due br tentano di fuggire in macchina ma si scontrano con l’auto dei militari. Fingono di arrendersi ma riprendono a sparare. Ed è qui che Mara Cagol muore mentre l’altro misterioso brigatista riesce a dileguarsi.

Nel libro di Giorgio Bocca, “Gli anni del terrorismo” il conflitto a fuoco di Cascina Spiotta verrà raccontato così, dal brigatista misterioso, ai suoi compagni: “Mi alzai dalla tavola dove stava la radio al piano superiore, e andai alla finestra: mi prese un colpo nel vedere vicino alla porta un CC. Corsi da Mara e l’avvertii che c’erano i CC. Mara, urlando che era impossibile, si avvicinò alla finestra, l’aprì e si ritirò dicendomi che erano in tre. Mi chiese da dove potevano essere venuti perché non li aveva visti. In quei minuti ci fu un trambusto indescrivibile, io che caricavo armi e mi riempivo le tasche di bombe a mano, la Mara che correva imprecando a prendere scartoffie. Andammo giù per le scale. Davanti alla porta chiusa, io armato di pistola e quattro bombe a mano, la Mara con borsetta e mitra a tracolla, in mano valigetta e pistola. La Mara insisteva che bisognava prendere le auto e scappare mentre io volevo prendere con noi il sequestrato. Accortomi del casino che ci circondava volli verificare: aprii la porta e messa fuori la testa vidi che c’era un CC all’angolo della casa. Mi invitò ad uscire e cercai di prendere tempo per vedere dove fossero gli altri. Il mio temporeggiamento fece sì che altri due CC uscissero dall’angolo e si mettessero allo scoperto. Dissi a Mara che avrei tirato le bombe e che tutti e tre i CC si trovavano allo scoperto. Usciti, tirai la prima bomba, sentii un gran botto e vidi un fuggi fuggi di CC fra urli e pianti. Uscii di corsa seguito da Mara, tirai un’altra bomba a caso. Mentre eravamo sotto il porticato sentimmo colpi alle spalle e urla. Mi voltai e vidi un CC che correva, la Mara urlò di sparare. Tirammo tutti e due e quando era già disteso la Mara tirò ancora. La Mara urlò di prendere la macchina e di scappare. Un altro CC ci prese sotto tiro e urlava. Gli dissi di non sparare che ci arrendevamo ma feci presente alla Mara che avevo ancora due bombe. Mentre il CC si avvicinava tirai un’altra bomba ma lo mancai, si sentì un gran botto ma il CC era in piedi. Era andata male. Urlai a Mara di svignare e di correre verso il bosco. Mentre correvo a zig zag sentii tre colpi attorno a me. Riuscii ad arrivare nel bosco e a buttarmi nella macchia. Di sopra sentivo la Mara che urlava imprencando con i CC. Mi affacciai e vidi la Mara seduta che imprecava contro i CC e fuggii. Durante la fuga sentii due colpi…”.

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