“Così il Pd creperà”. Cacciari stronca i dem: “Ma quale complesso di superiorità? Solo arrogantelli”

24 Ott 2022 12:06 - di Federica Argento
Cacciari

“Governo Meloni? Giudicherò dai fatti. Scorretto fare altrimenti”. Un Massimo Cacciari a tutto campo dalle colonne della Verità si sofferma sugli scenari internazionali, sulla guerra, sul mainstrem e sul linguaggio omologato dei grandi media. Ma poi è la politica interna che prende il sopravvento con l’avvicendamento a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni e di un governo finalmente politico. Con una opposizione che più sbandata non si può. Il filosofo inizia con un atto di serietà e buon senso. E alla domanda come vede l”esecutivo Meloni alle prese con una delle più grandi crisi italiane, risponde con serietà: «Non giudico i nomi ma giudicherò i fatti e gli atti. Sarebbe scorretto fare altrimenti».

Cacciari: “Giudicherò Meloni dai fatti. Farlo prima non è corretto”

E la “scorrettezza” a cui allude Cacciari scorre invece a fiumi sui giornaloni e sulla bocca delle opposizioni, Pd in cima. Molti ministri sono gìà sotto “processo” e additati come portatori di valori reazionari. Basta sfogliare un po’ di rassegna stampa per rendersi conto come a sinistra prevalgano i pregiudizi e non i giudizi come li intende Cacciari. La sinistra continua a urlare al nazionalismo, alla lesione di diritti che nessuno vuole togliere, lancia anatemi ai ministri e ai presidenti delle Camere. Eppure all’interno del PD c’è maretta e ce ne sarebbe abbastanza per pensare ai guai di casa propria. E anche in breve tempo, come intimano alcune voci interne al partito. Cosa frulla nella testa dalle parti del Nazareno?

Cacciari: “Se il Pd non prende atto del suo fallimento arriverà al 4-5%”

“Cosa vuole che le dica? – risponde Cacciari – . Dopo una batosta elettorale come questa? Non sono riusciti a siglare uno straccio di intesa con altre forze e sono andati alle elezioni con la matematica certezza di perdere. O comunque non hanno tentato neppure di perdere un po’ di meno. Dovremmo attenderci che questo Partito democratico faccia un discorso attendibile di opposizione?”. E’ molto scettico su quale via si stia incamminando il partito per ora di Letta. C’è un bivio, certo, e la seconda delle due strade ipotizzate da Cacciari è sanguinosa: il Pd “faccia il suo congresso e nomini un nuovo gruppo dirigente al posto di questo manipolo di pseudo capi che hanno condotto il Pd alla situazione attuale. Ma – seconda ipotesi, ragiona Cacciari – possiamo anche aspettarci che riducano ulteriormente i loro margini di agibilità politica fino al completo esaurimento del Pd. Un po’ quello che è successo al Partito socialista francese.

“I diritti civili non sono tutto, ci sono anche i diritti sociali”

Ipotesi raggelante dal loro punto di vista dei sinistri. E la ‘colpa’ è tutta loro. Infatti, alla domanda se Pd e sinistre varie paghino il loro proverbiale ” complesso di superiorità”, Cacciari li stronca. “Ma quale superiorità? Si dimostrano spesso arroganti anzi “arrogantelli” ma è tutta una simulazione. Una maschera. Il punto vero è che non sanno assolutamente “come” uscire da questa situazione. Cercheranno la solita scorciatoia del cambio di segretario punto e basta”. Il filosofo suggerisce come extrema ratio se non si vuole toccare il fondo un “congresso vero”. Nel quale far emergere idee e propgrammi e, soprattutto “nominare un nuovo gruppo dirigente. Perché quello attuale ha fallito”. Qui sta il punto, secondo Cacciari: “Se non si riconosce questo fallimento il Pd cercherà inevitabilmente di sopravvivere”. E questo vivacchiare potrebbe essere letale: Una sinistra schiacciata sui diritti civili anziché occuparsi di quelli sociali non va lontano, precisa: «I diritti civili sono una componente importante. Ma non possono essere tutto”. Se così non sarà, “potranno gridare da qui all’eternità al pericolo del fascismo. Ma con questa politica si arriva al massimo alle percentuali di maggior successo che ha avuto il partito radicale. Dal 4 al 5%”.

Cacciari: “I dirigenti del Pd, avanzi di vechie culture socialdemocratiche”

Sul cambio di classi dirigenti nel Pd, Cacciari va giù implacabile: “Quelle attuali non sono altro che gli avanzi di vecchie culture socialdemocratiche o cattolico popolari. Devono cambiare i loro assetti. Culturali e organizzativi. Se non lo capiscono, e non lo capiscono da anni, il Pd creperà. Cosa posso farci?”.

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