Congresso del Pcc, il Washington Post: “Dietro il potere assoluto di Xi si nascondono crepe e debolezze”
Iniziato il XX Congresso del Partito comunista cinese che affiderà il terzo mandato consecutivo a Xi Jinping. Ma la dittatura cinese mostra evidenti crepe al suo interno. “Gli incontri di questa settimana consolideranno il trionfo politico di Xi Jinping. Ma lo spessore del suo controllo e del suo potere possono fare poco per affrontare l’incertezza che affligge la leadership comunista. In patria e all’estero”. È la visione del Washington Post. Che invita a pensare al Congresso come a una versione marxista-leninista del Conclave. “In un mondo avvolto da opacità e mistero, plasmato da manovre di burocrati. E imperativi di un regime preoccupato di perdere la presa sui fedeli“.
Congresso Pcc, il Washington Post: tante fazioni interne
Il blasonato quotidiano statunitense pensa alle fazioni interne al Pcc. E parla di “un’istituzione che, nonostante il suo peso e la sua portata indiscussi, deve ancora trovare il modo di risolvere frizioni interne”. Xi ha passato gli ultimi dieci anni a “reprimere potenziali rivali con il pretesto di epurazioni di massa contro la corruzione. Limitando ulteriormente il già esiguo spazio concesso alla società civile cinese” . E il suo “pugno di ferro” ha schiacciato le libertà politiche a Hong Kong. L’immagine globale – secondo il Washington Post – è stata “offuscata” dal “nazionalismo assertivo di Xi. E dal “bullismo percepito” di Pechino sulla scena mondiale. Al centro delle preoccupazioni per il terzo mandato di Xi, scontato, c’è la questione di Taiwan. Una tensione acuita dalla guerra in Ucraina dopo il supporto manifestato dalla Cina comunista all’invasione russa. Le sfide più grandi per Xi rimarranno in patria.
Le crepe dell’ideologia del potere dispotico
Il quotidiano punta i riflettori soprattutto sull’economia degli ultimi dieci anni, dalla salita al potere di Xi Jinping. La cui crescita si deve principalmente all’approccio economico generale adottato dai suoi predecessori. Come ha evidenziato alla Cnn Neil Thomas, analista dell’Eurasia Group. I tentativi di Xi di portare la Cina verso un’economia più autosufficiente e meno dipendente dagli acquirenti stranieri non hanno dato i loro frutti. E la politica ‘Zero Covid’ con le restrizioni a tappeto ha provocato danni reali a settori cruciali dell’economia cinese. Oltre che malcontento. Ma Xi ha mantenuto una linea intransigente. Lasciando che quella che era una risposta in nome della salute pubblica si trasformasse in una sorta di “ideologia di potere dispotico”. Così, ha scritto Jude Blanchette del the Center for Strategic and International Studies, nonostante resti “remota” la possibilità di “una sfida alla leadership o un colpo di stato”, l’orientamento di Xi per un potenziale governo a vita “non fa che aggravare gli stimoli per gli oppositori a sabotare la sua agenda. O tramare la sua uscita di scena e i sistemi e i leader autoritari sembrano sempre solidi dall’esterno, fin quando all’improvviso non lo sono più“.