Anche Conte scredita l’Italia e la Meloni all’estero. Donzelli: l’opposizione la faccia a Roma

10 Ott 2022 21:06 - di Ginevra Sorrentino
Conte

Oggi più che mai, si capisce bene, oltre a tutto, cosa accomunava sinergicamente Conte e Letta fino a poco prima delle elezioni: quella insopportabile propensione ad andare a sparlare all’estero del Paese in cui hanno governato fino a ieri. Con una sola differenza, limitata alla cronologia dello spettegolo: Letta si è affannato a sproloquiare in piena campagna elettorale, quando ha incontrato a quattr’occhi il cancelliere tedesco Olaf Scholz giusto una spicciolata di giorni prima del voto. Il presidente grillino ha recuperato terreno con un’intervista a El Pais uscita oggi, in cui ha criticato un governo che non c’è più. E quello che non c’è ancora. Almeno non prima del suo insediamento ufficiale. Entrambe, comunque, sono andati a lagnarsi all’estero e a menare fendenti a Giorgia Meloni. Conte, indifferentemente, anche a Mario Draghi

Conte e quel brutto vizio di screditare il Paese all’estero…

Una pratica in uso, quella del gettare discredito sull’Italia all’estero, preventiva oltre che indecorosa. E su cui Conte si è esercitato proprio oggi con una lunga intervista che El Pais ha pubblicato. Una tirata in cui l’ex premier – determinato a delegittimare il prossimo governo non ancora insediatosi – tra amenità varie e allarmi futuristici ha tuonato: «Se Meloni continua a strizzare l’occhio a Orbán, l’Italia sarà marginale in Europa». Esplicitando poi il concetto con un elogio auto-referenziale, che certo non dona lustro a chi lo pronuncia. Ossia: «Nel periodo in cui sono stato primo ministro – afferma il leader del M5S – avevamo un’alleanza strategica con la Spagna. E spero che continui così. Ma ho visto che con Draghi non c’era molta attenzione…

Una pratica che condivide con l’ex alleato Enrico Letta

Uno contro tutti, Conte sfodera tutto il suo risentimento: e infatti, di lì a poco, rispondendo a una domanda su un eventuale «prossimo governo di estrema destra», il leader pentastellato chiama in causa anche il Pd. E osserva: «Sono stato molto chiaro quando c’è stato un tentativo del Pd di trasformare la campagna in uno scontro esclusivamente ideologico. È un errore. Non puoi andare in giro a distribuire brevetti di legittimità democratica. Sono forze politiche, soprattutto Fratelli d’Italia, che da anni sono rappresentate in Parlamento e non propongono contenuti programmatici o ideologie esplicitamente neofasciste».

Nell’intervista a El Pais Conte spiattella preoccupazioni e dispensa plausi a metà

Un rigurgito di sincerità? Neanche per sogno. E pur sapendo di aver appena rimproverato a Letta lo stesso errore che sta per compiere lui stesso, Conte ben lungi da un verdetto di assoluzione completa, torna a indossare le logori vesti del fustigatore di turno. E conclude: «Guardando però da una prospettiva europea, nelle ultime settimane c’è stato un fattore nuovo: il voto al Parlamento europeo contro il sistema politico ungherese del primo ministro Viktor Orbán. E quando ho visto che i Fratelli d’Italia e la Lega hanno votato a favore di proteggerlo, mi sono detto: se quelle riforme si devono applicare qui, questi partiti non sono adatti a governare l’Italia. Per una questione di merito, per quel voto. Non per una questione ideologica. E questo è un problema serio». E se lo dice lui…

La replica di Donzelli (Fdi): «Conte faccia l’opposizione in Italia, ma non screditi il Paese all’estero»

Immediata la reazione del responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, che a Conte ha replicato netto: «Il MoVimento 5 stelle faccia una opposizione ferma in Italia. Ma all’estero non giochi a screditare il nostro Paese». Spiegando opportunamente che «del discredito del Paese all’estero l’Italia non ha bisogno. Soprattutto in questa congiuntura internazionale». Avranno mai, gli avversari, il savoir faire e il rispetto di questa regola basilare?

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *