Abbiamo dimenticato Bertinotti che ha in casa i ritratti di Mao e Fico che il 2 giugno salutava col pugno chiuso

15 Ott 2022 16:44 - di Vittoria Belmonte

Ci vorrebbe, oggi, un ddl Zan per proteggere i due presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, dal bullismo mediatico e discriminatorio che li ha presi di mira. Trasformando anche i nomi di battesimo del presidente del Senato in arma politica. Un livore che oscura la memoria e che fa dimenticare altri personaggi politici, molto “identitari”, che hanno rappresentato le istituzioni ai più alti livelli senza rinnegare nulla delle loro idee.

Cominciamo da Fausto Bertinotti. Orgogliosamente comunista ma anche presidente della Camera. Ieri su twitter circolava, sulla scorta della polemica sui busti del Duce, una sua foto in cui siede soddisfatto sotto tre ritratti di Mao firmati da Andy Wahrol. Un signore, Mao Zedong, che sarà ricordato come il più grande assassino della storia.

Lo stesso Bertinotti si giustificò in un’intervista per il possesso di quelle serigrafie dicendo che valevano poco ma non prese certo le distanze dal dittatore cinese. “Le tre serigrafie in questione  le ebbi dal mio amico Mario D’Urso. Una in regalo e due in eredità. Sono opere che hanno per me un significato affettivo enorme, ma l’expertise contenuta nell’atto ereditario parla chiaro: hanno un valore di poche decine di migliaia di euro”. Ma non è tutto. Nel 2006 Bertinotti, terza carica dello Stato, si presentò alla parata del 2 giugno con la spilletta simbolo del pacifismo. Abbiate pazienza, spiegò lui, un conto è l’uomo e un conto è il presidente della Camera. I suoi compagni comunisti lo criticarono: alla parata militare non si va. E infatti Alfonso Pecoraro Scanio, all’epoca ministro dell’Ambiente, se ne andò per parchi in quella ricorrenza per mostrare che può esistere un 2 giugno alternativo. 2 giugno, si badi, che è tra le date “sacre” citate al Senato tre giorni fa da Liliana Segre.

Ma la maledizione degli uomini è che dimenticano, diceva il mago Merlino nel famoso film “Excalibur”. Si sono tutti dimenticati infatti di un’altra presidente della Camera, anche lei proveniente dalla Lega. L’ultracattolica (o almeno così si presentava nel 1994) Irene Pivetti. Portava il sacro cuore della Vandea al collo, elogiava l’Opera maternità e infanzia del Duce, era contro l’aborto e criticava apertamente il femminismo. Ironia della sorte, la sorella Veronica avrebbe fatto coming out più di vent’anni dopo, nel 2017.

Ma veniamo a tempi più recenti. L’ex presidente Roberto Fico, alla sua prima Festa della Repubblica, si lasciò andare ad una sua personalissima interpretazione della ricorrenza: festa non dei soli italiani ma di chiunque transita sul territorio del bel paese, anche rom e migranti. Salvini non la prese bene: “Oggi per qualcuno è la festa dei Rom e dei migranti, per me è semplicemente la festa degli italiani. Oggi qualcuno avrebbe dovuto portare rispetto. Alla fine andiamo tutti al bar, offre Fico visto che oggi è la festa dei migranti, dei rom e dei borseggiatori“. Per non dire della polemica sul pugno chiuso con cui salutò la folla, sempre in occasione del 2 giugno, nel 2018. La provenienza di Roberto Fico era nota: “Prima della militanza grillina – scriveva Il Giornale – Fico calca le stanze dei centri sociali partenopei. Vicino all’ambientalismo di sinistra, il numero uno di Montecitorio si muove tra piazza Bellini e piazza del Gesù: un covo di estremisti e sinistra rivoluzionaria. Nelle pause dell’attività politica ritorna in quei luoghi insieme alla compagna Ivonne. Il perfetto incendiario”. Però lui non era un candidato identitario. Lui no… Quelli di oggi sì, perché non li ha scelti la sinistra.

Ultima annotazione. Laura Boldrini. L’ex presidente della Camera nel 2016 auspicava regole ferree contro lo hater speech su facebook, in nome del contrasto alla violenza. Insomma voleva punizioni esemplari contro chi esagerava radicalizzando le proprie opinioni in rete. E’ la stessa persona che su Lorenzo Fontana scrive questo commento moderato e sobrio: “Putiniano mai pentito, antiabortista, contro le persone LGBTQIA+, tifoso dell’ultradestra euroscettica e anti-immigrazione nell’Ue. Un nemico di diritti civili e autodeterminazione delle donne. Lorenzo #Fontana rappresenta l’estremismo ai vertici delle istituzioni repubblicane”. 

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