Si scrive Tax credit, si legge meno tasse per Fedez e i Maneskin: ecco i big beneficiati dal fisco

30 Set 2022 9:05 - di Redazione
tasse cantanti

Si scrive Tax credit per la musica, si legge meno tasse per i cantanti. Stiamo parlando del credito d’imposta con tetto fino a 75mila euro previsto per quelle imprese del settore dello spettacolo e della musica con spese fino a 250mila euro. Un’agevolazione fiscale che premia diversi nomi noti del panorama musicale di casa nostra. Praticamente tutto il contrario di quanto accade nel Regno Unito dove succede (come nel 2018: il caso più eclatante) Ed Sheeran si può ritrovare a pagare più tasse di Amazon e Sturbucks

Tax credit, ossia: meno tasse per i cantanti

Il credito d’imposta, si legge nella documentazione ufficiale, «è riconosciuto: nella misura del trenta per cento dei costi sostenuti dal 1° gennaio 2021 per attività di sviluppo, produzione, digitalizzazione e promozione di registrazioni fonografiche e videografiche musicali». È Il Sole 24 ore a dettagliare il contesto in oggetti nel 2021, quando viene sancito un totale di 2,59 milioni di credito fiscale per la copertura di 94 album di case discografiche indipendenti e 25 di major. Cifra di tutto rispetto se consideriamo che il corrispettivo omologo del 2020 era di 176mila euro. Ma è soprattutto un’altra la differenza dirimente tra i due piani fiscali: ed è quella secondo cui ora – a differenza di quanto accadeva fino a due anni prima, quando il tax credit musicale era un’opzione sole per le opere prime – tutti possono usufruire dell’agevolazione fiscale, con celebrità da “A list” che possono regolarmente presentare richiesta.

Uno sconto riservato a chi produce musica: ma la spesa non è uguale per tutti

Uno sconto, dunque, riservato a chi produce musica, che si quantifica nel 30% delle spese sostenute per un massimo di 75mila euro a opera, e di 800mila euro ad azienda in tre anni. E con il Dl aiuti – sottolinea tra gli altri Il Giornale – che «fra l’altro ha alzato la cifra massima di credito triennale a 1,2 milioni». E allora, venendo alla concretezza del caso, il  Sole24ore entra nel dettaglio dei costi di produzione di un album esaminando gli archivi del ministero della Cultura. Ebbene, a un primo sguardo, il quotidiano economico evince un primo dato: la spesa non è uguale per tutti. E Il Giornale ne evidenzia alcuni esempi, che riportiamo di seguito.

Meno tasse ai cantanti: ecco chi sono i beneficiari del Tax credit

Come quelli dei «dischi top della Universal Music Italia, che riportano la cifra arrotondata a 250mila euro, costo da cui scatta l’agevolazione massima di 75mila euro. Fra i vari nomi, troviamo Taxi Driver di RkomiBlu celeste di BlancoNoi, loro, gli altri di MarracashGhettolimpo di Mahmood». Accanto a loro, figurano anche Vasco Rossi con Siamo qui e Zucchero, con Discover. Tutte opere quotate 250mila euro. Se ci spostiamo in ambito Sony Music Italy, invece, l’attenzione cade sui Måneskin. «Il loro album – riferisce sempre Il GiornaleTeatro d’ira Vol. 1, è costato 252.179 euro. E non è neppure il disco che è costato di più. Si sale con Fedez, con Disumano. Si parla di un investimento pari a 282.040 euro».

La richiesta di «un tax credit per l’internazionalizzazione»

A fronte di tutto ciò, Enzo Mazza, ceo di Fimi, si dice soddisfatto. Tanto che al nuovo esecutivo chiede oggi un’estensione dell’agevolazione fiscale con «un tax credit per l’internazionalizzazione». Del resto, numeri e precedenti di collaudo dimostrano che la misura funziona se è vero che, come riferisce sempre Il Giornale sulla base dei dati del Sole 24 ore, «dal 2015 al 2021 sono state agevolate ben 298 opere musicali». Un riscontro «che si traduce in 4,27 milioni di aiuti fiscali concessi».

 

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