Schiaffo di Sergio Staino a Soru: chiamato da Veltroni all’Unità, non capiva nulla di giornalismo

6 Set 2022 21:06 - di Roberto Frulli

Sergio Staino fa a fette Renato Soru fresco rinviato a giudizio per il fallimento dell’Unità con le accuse relative al periodo che va dal 2008 al 2015 di bancarotta per distrazione e dissipazione dei fondi. E racconta come visse lui, dall’interno, l’avventura firmata dall’imprenditore sardo.

Intervistato dall’AdnKronos, Sergio Staino, direttore dell’Unità dal settembre del 2016, dunque nel periodo immediatamente successivo a quello dei fatti contestati all’editore Renato Soru, premette: “sul processo e sulle accuse, non so nulla e non posso dire nulla. Quello che so è che l’arrivo di Soru all’Unità fu abbastanza antipatico, anche per me da un punto di vista personale e professionale”.

Soru venne su invito dell’allora segretario del Pci, Walter Veltroni – ricorda Staino. – Doveva incassare una cifra notevole e accettò di diventare l’editore dell’Unità con grande entusiasmo, pari alla sua grande superficialità, con molta leggerezza e supponenza. Sua moglie ebbe però la grande intuizione di chiamare Concita De Gregorio a dirigere il giornale, una giornalista molto in gamba e la prima volta di una donna, tra l’altro… Era un’idea interessante”.

Ma, aggiunge Staino, “il primo mutamento che chiese fu di cambiare il formato del quotidiano in un tabloid molto ridotto e di chiudere il supplemento satirico che io dirigevo e che andava benissimo, aumentando le copie vendute il lunedì, giorno di pubblicazione: ogni settimana entravano decine di migliaia di euro in più nelle nostre casse, ma Soru rispose che non gli interessava, che non c’erano problemi di soldi; pensavo che Concita avrebbe difeso quella iniziativa editoriale, ma purtroppo non fu così… Allora si immaginavano ponti d’oro, che poi non furono costruiti”.

Per Sergio Staino, “non si tenne conto della storia dell’Unità, delle persone che ci lavoravano o che furono licenziate: si muovevano come se fosse un giornale appena nato. Poi, improvvisamente, tutti quei soldi che Soru diceva che avrebbe investito sparirono… Qui, la De Gregorio fece un ottimo lavoro, anziché prendere la facile decisione di tornare a Repubblica si rimboccò le maniche, fece un’Unità molto bella e aumentò le vendite, guadagnando soprattutto un nuovo pubblico femminile. Ma purtroppo Soru non capiva nulla di giornalismo: rispondo in prima persona di questa mia affermazione. Diciamo che l’Unità è stato un giornale molto bello ma molto sfortunato…”.

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