Rispunta la Taverna: sul “Fatto” si improvvisa politologa e pontifica in modo imbarazzante
Il Fatto Quotidiano eleva Paola Taverna a politologa di rango e, non avendone la stoffa, si abbandona ai soliti deliri “rimasticati” contro Giorgia Meloni. La parlamentare grillina ripete a pappagallo la summa delle falsità sui diritti civili veicolate dai giornaloni e dai talk show. Anche lei è preoccupata, anche lei ha paura: “Mi preoccupa il fatto che nelle ultime dichiarazioni, Meloni stia mettendo in discussione diritti come quello all’aborto o alle unioni civili. Per non parlare del suo allarmante appoggio a Orban. Io non condivido nulla del progetto del centrodestra. Che in tutte le lingue la leader di FdI stia rispondendo per le rime a tale affermazione non veritiera non interessa alla Taverna. Dunque, una totale fandonia viene messa bene in evidenza fin dal titolo “La Meloni va contro i diritti“.
Taverna ripete le solite fandonie contro la Meloni
La prova del nove dell’impreparazione in materia Giorgia Meloni la Taverna la offre non rispondendo a una domanda specifica di cui si è parlato molto in questa campagna elettorale. Dicono che Mario Draghi – è la domanda- scambi spesso consigli e idee con Meloni. Pensa che possa darle davvero un sostegno”? Risponde Taverna: “Draghi ha detto per due volte che non intende più fare il premier. Mi fa tenerezza chi ancora lo tira per la giacca”. La risposta della vicepresidente vicaria del M5Sè vaga e imbarazzata (materia troppo complicata) e imbarazzante. “Sia sincera, già vi corteggiano per un eventuale governo delle larghe intese…”, insiste il cronista per farla “sbottonare”. Lei salta su come un perfetto soldatino contiano: “Conte è stato chiaro, con le larghe intese abbiamo già dato”.
Taverna sul reddito grillino rivolta la frittata
Si passa poi a parlare del reddito di cittadinanza, misura che innesca “un voto di scambio” soprattutto al Sud. Misura che il centrodestra e FdI in primis, vorrebbero modificare a difesa dei veri inabili al lavoro e a garanzia della ripresa economica. Si sente lo stridore delle unghie sugli specchi cui si aggrappa Paola Taverna quando risponde: “Noi abbiamo voluto il reddito anche per liberare la gente proprio dal voto di scambio. Per decenni la politica e i vari potentati hanno usato il lavoro come arma di ricatto per ottenere consenso. Il nostro obiettivo è restituire ai cittadini la dignità”. Quale dignità senza lavoro, solo la Taverna lo sa. “Chi conosce la povertà sa che l’unico modo per superarla è sconfiggere le cause che la generano», ha detto Giorgia Meloni rilanciando la sua idea di come rimettere in moto il mercato del lavoro”. Anche in questo caso, inutile sperare dalla Taverna un discorso articolato e convincente. Banalità.