Parla Lupini, scampato alla strage di Acca Larenzia. “Bello vedere che la nostra militanza ha portato fin qui”

26 Set 2022 20:40 - di Alessandra Parisi

Dalla militanza difficile negli anni bui del piombo e del terrorismo alla guida del Paese. È un lungo, interminabile, percorso quello che ha portato la destra italiana a uscire dal ghetto e lentamente, passo dopo passo, a conquistarsi la sopravvivenza fisica, poi la cittadinanza politica fino a dare voce alla maggioranza degli italiani. “Un cambiamento decisivo”, dice Maurizio Lupini, sopravvissuto alla strage di Acca Larenzia dove nel 1978 tre ragazzi giovanissimi del Fronte della Gioventù furono ammazzati da un commando dei Nact e da un agente.

Lupini sopravvissuto alla strage di Acca Larenzia: quanta strada abbiamo fatto

Lui, che  riuscì a sfuggire ai proiettili e ancora si porta addosso il peso di non essere riuscito a proteggere i suoi fratelli, Franco, Francesco e Stefano, guarda con fiducia e soddisfazione alle parole di Giorgia Meloni. Che ieri, in un passaggio del suo intervento notturno, dal quartier generale di FdI, si è rivolta a “quelli che non ci sono più”. “Mi fa piacere che la nostra militanza ha portato ai giorni d’oggi”, dice intervistato dalla Adnkronos.

Mi auguro facciano del bene e non si perdano

“Supportando e sopportando perdite di ragazzi adolescenti che mai avrebbero scelto di morire. Mi auguro facciano del bene. Che non si perdano sulla strada del potere, che mantengano tutti i buoni auspici”. La scommessa di cambiare il mondo si rinnova. Con forme diverse. La militanza a destra, che ha subìto negli anni di piombo, una vera persecuzione fisica che lasciato sul selciato tanti ragazzi giovanissimi, oggi trova un riscatto che ripaga del lutto e della disperazione di tante famiglie e di una comunità intera. Ma oggi non c’è spazio per passi indietro. “Quello che ha fatto la sinistra in campagna elettorale, quando ha tentato di demonizzare Fratelli d’Italia con la retorica dell’antifascismo – continua Lupini, che quel maledetto 7 gennaio 1978 riuscì a chiudere la porta della sede davanti ai terroristi – è una idiozia. Il fascismo è morto nel ’45, oggi ritirarlo fuori fa ridere le persone intelligenti”.

Quella lettera a Franco, Francesco e Stefano

La violenza e l’odio non fanno parte dei suoi codici. A 40 anni dalla strage di Acca Larenzia Lupini scrisse una lettera immaginaria ai suoi fratelli ammazzati. “C’è chi riesce solo a  piangere ripensando al nostro passato. Io non posso non sorridere tutte le volte che penso a voi. Non c’è solo quell’attimo assassino nella nostra vita, la maledizione della nostra storia fa sì che i vostri 18 anni stupendi a distanza di un’epoca rimangano tale”. C’è la voglia urlata di vivere, l’assurda illusione di poter cambiare il mondo con una pennellessa e la colla. “Non passa giorno che non pensi a voi”, scrive Lupini, “per questo non la darò mai vinta a chi continua a predicare l’odio tra i giovani”.

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