No vax e complottisti fanno flop: Paragone sotto il 3%, e per Rizzo e Sara Cunial va anche peggio

26 Set 2022 10:16 - di Lorenza Mariani
Paragone

I risultati elettorali parlano chiaro. Anzi: chiarissimo. Chi ha puntato sui No vax e su sigle negazioniste e complottiste ha perso la battaglia elettorale, lasciando sul campo intenzioni bellicose, aspirazioni e annunci, che puntavano a fare proseliti sul No a tutta la linea. Gianluigi Paragone, leader di Italexit, in testa tutti. Ma anche Vita, nonostante l’exploit a sorpresa in alto Adige, dove la lista dell’ex grillina Sara Cunial è andata ben oltre il 6%, con un collegio che ha sfiorato addirittura il 9% dei consensi. Un risultato che, per quanto sorprendente, non è bastato: alla fine della fiera, infatti, Sara Cunial con Vita è rimasta intorno allo 0,3% al massimo a livello nazionale.

Il flop dei complottisti: da Paragone a Sara Cunial

Accanto a lei un altro ex 5 Stelle, Davide Barillari, e altri rappresentanti di sigle negazioniste e complottiste che in pochi. Anzi: pochissimi, hanno seguito. Come dimostra nettamente il day after delle urne che registra anche la debacle dei partitini satelliti della sinistra italiana, che pure non raggiungono la soglia di sbarramento del 3%. A partire da a Marco Rizzo, segretario del Partito comunista, che con il suo il suo Italia sovrana e popolare aveva candidato nelle proprie liste, tra gli altri, Gina Lollobrigida, Antonio Ingroia e Claudio Messora, l’editore di Byoblu, il canale dei negazionisti. Tutti risultati che acclarano come, nonostante il tentativo di affibbiare sospetti e etichette negazioniste a Meloni e Salvini, i leader No vax hanno parlato – sbagliando completamente la comunicazione – a una minoranza, più che mai esigua…

Italexit di Paragone non supera la soglia del 3%

Il primo a parlare tra di loro è Gianluigi Paragone, leader di Italexit, che già questa notte ha parlato e commentato ai microfoni del TgLa7, asserendo: «La nostra scommessa era di superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un’affluenza decisamente superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa. C’è un paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta, né una spinta per andare al voto». E ancora: «È una spia rossa sul cruscotto della futura classe dirigente. Il governo Draghi comunque non mi sembra abbia portato grande fortuna alle forze che lo hanno sostenuto, ne escono molto ammaccate. Qualcuno si fida ancora del Movimento Cinque Stelle: rispetto al Nord sono fortemente asimmetrici i dati del Sud dove il reddito di cittadinanza è diventato una rendita politica», ha concluso Paragone.

Ma per Rizzo e Sara Cunial va anche peggio

Insomma, l’Italia non è l’Alto Adige: e nonostante Vita abbia raggranellato in quelle zone voti e consensi, la festa finisce lì. Come dimostra appunto Italexit, che arranca intorno al 2% e non sembra essere in grado di sperare la soglia del 3%. Pur attestandosi primo partito complottista d’Italia: perché gli altri prendono molto meno. Il citato Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo è all’1,1%. E nel resto d’Italia che non sia l’Alto Adige, alla lista di Cunial è andata persino molto peggio: è stimata allo 0,3% al massimo.

 

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