Letta rivendica l’eredità di Draghi. Forse è per questo che annaspa nei sondaggi

17 Set 2022 13:49 - di Giacomo Fabi
Letta

Sarà probabilmente un cortocircuito all’interno della pubblica opinione, ma molto non torna nella narrazione mainstream sul gradimento di Draghi. Ed è difficile capire se sbagliano i sondaggi a dare in ascesa Fratelli d’Italia e in risalita il M5S, rispettivamente il partito che è stato all’opposizione del premier e quello che gli ha sfilato la cadrega, o se c’è qualcosa di irresistibilmente masochistico nell’ansia di Letta (e del Pd) di dichiararsi l’unico vero erede del draghismo declinato. Lo scopriremo solo votando. Di certo, la narrazione mainstream, alimentata quotidianamente dal Redattore collettivo in forza ai giornaloni, ancora oggi (la Stampa) ci racconta di imprenditori vicentini «tutti d’accordo» nel dire che è stato un «errore mandare a casa il premier».

Letta lo ha ribadito a Vicenza

Ma se così fosse, le percentuali accreditate dai sondaggi al partito di Giorgia Meloni spetterebbero di diritto a quello di Letta, mentre al posto del recupero del movimento di Conte dovremmo registrare l’irresistibile ascesa di Calenda e Renzi. Invece, il Pd boccheggia e il terzo polo non sembra schiodarsi dalla somma dei voti raccolti separatamente da Azione e Italia Viva. Come si spiega? Probabilmente con l’aver caricato di significato politico il sentimento di smarrimento che solitamente segue la caduta di un governo. E quello di Draghi non ha fatto eccezione, se non nella drammatizzazione orchestrata dalla stampa.

Gli inconsolabili vedovi del premier

Non stupisce, perciò, trovare oggi leader e partiti politici, Letta e Pd su tutti, che s’aggirano in campagna elettorale come vedovi inconsolabili del premier. Davvero crede, il segretario dem, che proclamandosene erede o sventolandone la fantomatica agenda riuscirà a colmare il gap elettorale che lo separa dalla Meloni? Una pia illusione. La narrazione mainstream altro non sta facendo se non allargare il solco tra élite e popolo, con il risultato che la prima finisce per non capire più quel che il secondo vuole. La fotografia dell’Italia.

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