Il “triste” risveglio di Damiano dei Maneskin, il “fuori di testa” oggi è lui e mastica amaro

26 Set 2022 14:16 - di Ginevra Sorrentino
Damiano dei Maneskin

«Oggi è un giorno triste per il mio Paese»: così parlò, sui social, Damiano dei Maniskin, ultimo aedo rock del fronte anti-centrodestra dal palco e sul set. Per lui, fa sapere all’universo social, non è stato un bel risveglio. Abbandonato il sogno di una vittoria di sinistra, si è destato con tutt’altro esito elettorale. Niente accettazione della sconfitta per lui: e mentre le varie Elodie, Giorgia, Chiara Ferragni and co., incassano il colpo del risultato delle urne tanto “temuto” e demonizzato fino a ieri, il frontman della rock band condivide su Instagram una storia che parte dalla pubblicazione della prima pagina de la Repubblica che titola in apertura «Meloni si prende l’Italia».

Il “triste” risveglio di Damiano dei Maneskin

Non sia mai detto che possa essere anche solo minimamente tacciato di assumere un profilo basso, Damiano che dal palco ha mandato a quel paese Putin (gridando un sonoro «Fu*k Putin») e che nelle canzoni del suo gruppo non ha fatto certo mistero di come la pensa in generale, alza la voce (neanche tanto metaforicamente ) e spiccando sul coro degli “anti” in servizio effettivo e permanente, scandito da insulti e accuse di colleghi e non sui social, svetta in testa alla hit dei livorosi d’Italia. Quelli che oggi, più che mai, masticano amaro…

La storia social di Damiano dei Maneskin e gli allarmi delle sirene dello spettacolo

Una lista lunga che mescola, sotto l’insegna dei radical chic del Belpaese, artisti (dalla Bertè a Giorgia, passando per Elodie e la Incontrada) e giornalisti “impegnati” (da Saviano a Rula Jebreal in testa a tutti), schierati in prima linea, sul fronte del mainstream. E oggi devastati dal verdetto delle urne che, non solo li smentisce. Ma li espone anche al pubblico ludibrio per quegli allarmi e quegli anatemi lanciati contro il centrodestra in generale, e Giorgia Meloni in particolare: oggi vittoriosi sul campo.

Il pubblico di elettori (e fans) ha votato: un’acclamazione a furor di popolo

E forti a suon di acclamazioni popolari, di un’elezione che, a furor di consensi e preferenze, ha democraticamente restituito la parola alla gente. A quel pubblico a cui cantanti, attori e giornalisti si rivolgono, ma stavolta decisamente inascoltati e snobbati. Un nutrito pubblico di elettori che, mode, ritmi, concerti e fans a parte, non si è lasciato ammaliare dalle loro sirene e ha espresso il proprio volere. E una cosa è la bolla degli influencer, un’altra il Paese reale. Dove la democrazia si pesa a suon di voti, e i voti non sono solo canzonette e post sui social

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