Il ruggito di Bossi scuote la Lega: «Il chiaro messaggio del Nord non può essere ignorato»

27 Set 2022 16:52 - di Francesca De Ambra
Bossi

La proposta di Matteo Salvini di nominare senatore a vita il vecchio Umberto Bossi non commuove il vecchio capo della Lega. Che, di certo non si strappa i capelli per il mancato ritorno in Parlamento dopo 35 anni. «Sono contento poiché avevo deciso di non candidarmi – assicura all’Adnkronos -. Mi hanno pregato e solo per il rispetto verso la militanza ho accettato». La proposta di Salvini è invece piaciuta al governatore lombardo Attilio FontanaBossi è storia del Paese») e ad Antonio Tajani, numero due di Forza Italia  («ha tutti i titoli»), ma è difficile possa trovare attuazione. Non subito, almeno. Comunque sia, l’addio al Parlamento non significa che il Senatùr abbia in mente di abbandonare l’agone politico.

Bossi avverte Salvini

L’emorragia di consensi subita dalla Lega domenica scorsa lo lascia tutt’altro che indifferente. Di più, la interpreta come una conferma della sua strategia “nordista“, fondata sulla Lega come sindacato territoriale del settentrione. Una strategia entrata in crisi con l’avvento di Salvini, fautore ed attuatore di un una Lega nazionale che dopo l’exploit del 2019 vive ora una fase di evidente contrazione. Non per caso Bossi è tornato a tuonare: «Il popolo del Nord – ha detto riferendosi al risultato elettorale – esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato».

Il ruolo della “vecchia guardia”

A differenza di Maroni, che dalle pagine fra Foglio ha auspicato un cambio di leadership, il fondatore del Carroccio si è mantenuto più sul vago. Quasi un segnale di allerta rivolto alla vecchia guardia, rimasta fedele all’impostazione originaria e che di certo non ha gradito l’evoluzione imposta dall’attuale segretario. Leghisti rimasti in silenzio quando il consenso gonfiava le vele del movimento padano e che tornano all’attacco ora che la fortuna sembra volare le spalle al Capitano. Ma è anche vero che Bossi resta sempre imprevedibile nelle sue traiettorie politiche, come del resto nel suo rapporto con Salvini. Quel che è certo è che poche cose nella Lega resteranno come ora. E il ruggito del Senatùr lo conferma.

 

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