Il caro prezzi colpisce anche la merenda dei bambini: persino pane e marmellata diventa un lusso…
Il caro prezzi colpisce anche la merenda dei bambini: gli aumenti di materie prime, mangimi, concimi, gasolio, vetro e plastica fanno volare i costi di frutta, yogurt, pane e pasticcini. Insomma, tra rincari in bolletta e caro prezzi la quotidianità diventa un inferno e fare la spesa un incubo. Le associazioni di settore fanno i conti e stilano i costi, ma il verdetto matematico è sempre lo stesso: far quadrare i conti (a suon di sottrazioni) è ormai la mission impossible delle famiglie. L’ultima conferma arriva dalla Coldiretti, che in un’analisi realizzata in occasione della giornata nazionale della merenda sui dati Istat sull’inflazione ad agosto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente spiega comne e perché ora il caro prezzi colpisce anche la merenda. E con aumenti che vanno dal +8% per la frutta al +10% dei prodotti della panetteria e della pasticceria. Fino al +12% per lo yogurt…
Il caro prezzi colpisce anche la merenda dei bambini
E non c’è soluzione che tenga: perché l’effetto dei rincari energetici si fa sentire anche sulle scelte tradizionali come il classico abbinamento pane (+14%), burro (+34%) e marmellata (+8%) o quello con i salumi (+7%). Nessuna via di fuga insomma: come l’analisi della Coldiretti assevera a suon di percentuali e raffronti con altre stagioni di crisi: il caro energia provocato dalla guerra in Ucraina ha spinto in alto i costi di produzione. Al punto tale che ora – sottolinea l’associazione – rischia di cambiare anche le abitudini alimentari dei più piccoli ai quali, nel frattempo, nutrizionisti e pediatri, consigliano di consumare a metà mattina una merenda contenente circa 100 calorie. Ossia, quanto corrisponde in pratica a uno yogurt, o a un frutto, o a un succo di frutta senza zuccheri aggiunti.
Stangata sulle famiglie: l’analisi Coldiretti sugli ultimi rincari
«La merenda è uno degli appuntamenti fondamentali per l’alimentazione, e non solo dei più piccoli. Ma anche di due adulti su tre che non rinunciano allo spuntino che si fa spazio tra il pranzo e la cena», secondo il primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani. Dal quale si evidenzia che «il 62% degli italiani lo fa alla mattina. Il 64% il pomeriggio. E il 52 % per cento sia alla mattina che al pomeriggio. Frutta, yogurt, cracker e, al mattino, anche cornetto, brioche e merendine, sono gli alimenti più consumati». Eppure, tra crisi energetica, caro bollette, prezzi in salita e approvvigionamenti difficili, ora ci va di mezzo anche la merenda: compresa quella tradizionale legata a usi e consumi tradizionali…
Non c’è scampo: anche la merenda tradizionale diventa un lusso…
Come la bruschetta pugliese, per esempio, dove dominano l’olio d’oliva e il pomodoro. Mentre in Liguria si valorizzano le verdure che, con il loro contenuto di vitamine e sali minerali, vanno a infarcire le torte di pasta sfoglia o frolla. Ed in Emilia le tigelle modenesi, conosciute anche come crescentine, cotte un tempo su terracotta ed oggi su piastre di ghisa, che si accompagnano a confetture di frutta. E ancora, protagoniste della tradizione laziale sono – rileva sempre la Coldiretti – le ciambelle al mosto, per avvicinare al profumo del vino i più piccoli che non possono ancora berlo. Mentre dalla Sardegna ci sono le seadas o sebadas, grandi ravioli di una pasta molto sottile fatta con semola di grano duro, acqua e poco strutto, con un ripieno di formaggio pecorino. Il tutto viene fritto e, una volta tolto dall’olio, si cosparge di miele di corbezzolo.
Merenda amara anche per gli agricoltori
Ebbene, tutto da ripensare e rivedere in nome di stime al ribasso: la merenda è infatti amara anche per gli agricoltori – spiega Coldiretti – con l’esplosione delle bollette di luce, gas, carburanti e mangimi che per l’impennata dei costi sta portando sull’orlo della chiusura migliaia di aziende. L’aumento delle spese colpisce duramente l’intera catena agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia la Coldiretti – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
Aumenti che investono tutta la filiera del cibo
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, al +129% per il gasolio. Fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo, con costi indiretti che – evidenzia Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%. Dal +35% delle etichette al +45% per il cartone. E dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica. E se la matematica non è un’opinione…