“Ben venga l’Expo 2030 a Roma. Ma basta con le Archistar che hanno ferito il territorio”
Da Fratelli d’Italia sostegno totale alla candidatura di Roma all’Expo 2030. Ci auguriamo davvero che il viaggio del sindaco Gualtieri a Parigi possa dare i suoi frutti. Anche per rilanciare un processo di riqualificazione della città che manca da decenni. I grandi eventi sono un momenti di accelerazione di cui la Capitale ha bisogno. Per spazzare via la paralisi del quinquennio pentastellato.
Expo 2030, Gualtieri abbandoni le Vele di Calatrava
Tuttavia c’è un elemento che non condividiamo nella scelta del sindaco. Puntare sulle Vele di Calatrava quale elemento centrale della candidatura e degli eventi dell’Expo. Un mostro resterà tale anche quando e se verrà terminato. Lo scandalo delle Vele di Calatrava ha un unico eccentrico mandante, che si cerca di dimenticare. Corresponsabile anche dell’orribile prigione di acciaio che rinchiude il palloide che va sotto il nomignolo di ‘Nuvola’ all’Eur: Walter Veltroni.
Veltroni è responsabile dei mostri delle Archistar
È lui che ha voluto realizzare quella struttura nonostante tutte le criticità che gli avevamo segnalato. E di cui era ben consapevole. Tra queste l’impossibilità per le istituzioni sportive nazionali di mantenere in modo dignitoso due città dello sport. Già la prima, quella nel Parco monumentale del Foro Italico, cade a pezzi nella sua maestosa irripetibilità…
Ma quale ambientalismo, solo costosi progetti ‘copia e incolla’
Parlano sempre di ambientalismo e di guerra alle alterazioni climatiche per poi realizzare ovunque architetture di vetro che sono l’opposto del risparmio energetico. Come al solito predicano bene e continuano a razzolare male. Visti i progetti di trasformazione urbana su cui si sta applicando, tra gli altri, Ferrovie dello Stato sulle aree di sua competenza. Chi pagherà le super bollette per illuminare e riscaldare questi ambienti traslucidi? Noi.
Sono gli esempi di una globalizzazione fallita
Per Calatrava e le Archistar il capo d’imputazione è sempre lo stesso. Non calarsi mai nello spirito dei luoghi, progettare un prototipo e fare “copia e incolla” in tutto il pianeta. Essere afflitti dal gigantismo riflesso di una globalizzazione fallita. Un odioso pregiudizio nei confronti delle architetture umane, la cultura dei borghi, del rispetto delle misure della persona e del primato della comunità. La colpa è di chi le fa ancora lavorare, le Archistar. Con atteggiamento provinciale se non culturalmente servile, spesso infrangendo le regole, escludendo tanti professionisti di prossimità, perennemente discriminati perché non calcano la scena del pensiero unico.
Basta parcelle milionarie, spazio ai nostri professionisti
Le archistar esistono grazie a sindaci che gli offrono incarichi inopportuni, come nel caso di Boeri a Roma. Loro hanno sbagliato tutto, ma non pagano dazio e continuano a lavorare con parcelle milionarie. Occorre metterci un punto. La sinistra faccia autocritica e collabori al restauro del territorio sbarrando la strada a chi ha proposto modelli devastanti con la sua complicità.