Baldoni zittisce Letta e Calenda: “La fiamma di FdI non c’entra con Mussolini. Studiate”

5 Set 2022 13:26 - di Eugenio Battisti

Rieccoli. Tornano all’attacco. Per una volta Letta e Calenda si trovano d’accordo: agitare il pericolo nero e misurare il tasso di ‘fascismo’ tra le schiere di Fratelli d’Italia. Ossessionati dalla fiamma nel simbolo del partito di Giorgia Meloni (sempre presente fin dal Msi), ne chiedono ancora  la rimozione perché di chiara matrice mussoliniana. La fiaccola tricolore nel logo di FdI sarebbe, ripetono come una litanìa, la stessa che arde ancora sulla tomba del duce dopo 100 anni. I due però inciampano in una serie di falsi storici e ricostruzioni arbitrarie.

Baldoni: con la fiamma Mussolini non c’entra

A rimettere le cose in chiaro freddando le baldanzose ricostruzioni della sinistra arrivano le parole di Adalberto Baldoni, intervistato dalla Adnkronos. Storico e intellettuale che alla storia della genesi e dell’evoluzione della destra italiana ha dedicato molti saggi. “L’Msi ebbe la fiamma come simbolo dal settembre 1947. Solo il 31 agosto del 1957 la salma di Mussolini fu trasferita a Predappio”. Quindi non ha nulla a che vedere con la tomba di Mussolini a Predappio. “C’è malafede”, ribatte Baldoni a colloquio con l’Adnkronos.

Il Msi la utilizzò prima del ritrovamento della salma del duce

“Il Movimento sociale, fondato il 26 dicembre 1946, ebbe come simbolo la fiamma tricolore dal settembre 1947, poco prima delle elezioni comunali di Caserta e di Roma. Mentre la salma di Mussolini, fu ritrovata tra il 22 e il 23 aprile 1946 nel cimitero milanese di Musocco. Solo il 31 agosto del 1957 a seguito delle richieste per la tumulazione della vedova, Rachele Guidi, fu trasferita nella tomba di famiglia a Predappio. Per decisione dell’allora presidente del Consiglio, Adone Zoli”. Insomma i conti e le date non tornano.

Le date smentiscono la tesi della sinistra

Baldoni ricorda infatti che “dopo il ritrovamento, avvenuto grazie a Domenico Leccisi che localizzò la fossa in cui era seppellito il Duce. Seguendo le indicazioni di un soldato tedesco. Le ossa di Mussolini furono infatti portate nella villa di Mauro Rana a Madesimo. E poi nascoste il 25 agosto 1946 presso il convento dei frati cappuccini di Cerro Maggiore. Dove rimasero fino al 30 agosto 1957”. Le date fanno dunque decadere qualsiasi ipotesi di una consequenzialità fra la fiamma sulla tomba di Predappio e quella nel simbolo del Msi. “È tutto documentato. Anche dai giornali dell’epoca, a partire dal Corriere della Sera. Quindi è assolutamente pretestuoso parlare di un legame tra il simbolo e Mussolini”.

Fu disegnata da un mutilato della seconda guerra mondiale

Insomma la narrazione del Pd è smentita dalla storia. E gli appelli del segretario dem sono un pretesto di chi è a corto di argomenti. Baldoni fa chiarezza anche sulla genesi del simbolo. Sul quale la fantasia della sinistra si è scatenata. “La fiamma fu partorita nel 1947 su suggerimento di un mutilato della seconda guerra mondiale ad Almirante. Non un combattente della repubblica di Salò. Incontrato nella sede centrale dell’Msi a corso Vittorio. Almirante raccolse l’idea e incaricò del bozzetto un disegnatore, Emilio Maria Avitabile. Nacque così la fiamma tricolore, conservata dalla Meloni in continuità storica con l’Msi, partito votato in Parlamento”.

Perché se ne accorgono solo adesso?

“Non riesco a capire – conclude lo storico – perché queste fantasie emergano solo adesso e non nel 2012 alla nascita di Fdi, fondato da Crosetto, Meloni e La Russa. Che è stato anche ministro della Difesa della Repubblica. Come mai non è stata tirata questa storia del simbolo allora? È solo una propaganda elettorale Non hanno più armi. Perché si attaccano al fascismo?”.

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