Alzheimer, diagnosi precoce dal sangue e terapie in base al sesso: cosa farà la differenza

21 Set 2022 10:15 - di Redazione
Alzheimer

Alzheimer, diagnosi precoce dal sangue, terapie differenziate per uomini e donne, e il ricorso a farmaci mirati e nuovi approcci per veicolare bioterapie direttamente nel cervello: sono questi i percorsi che la ricerca sta seguendo per elaborare e testare approcci e terapie sempre più efficaci. E addirittura differenziati, a seconda dei soggetti che ne sono affetti.

Alzheimer, i nuovi traguardi della ricerca

Sì, perché da un lato uno studio italiano – guidato dall’Università di Milano e al quale hanno collaborato anche l’Università dell’Insubria, l’Università di Milano-Bicocca, quella di Roma Tor Vergata e l’Area Science Park di Triesteapre a terapie personalizzate in base al sesso. Ossia differenziate per uomini e donne. Partendo dall’assunto secondo il quale alcuni meccanismi molecolari sono diversi tra maschi e femmine. In particolare per quanto riguarda il metabolismo di un amminoacido che è stato recentemente proposto come indicatore precoce di tale patologia. Mentre dall’altro, il traguardo di una diagnosi precoce – con l’aiuto di test del sangue – in grado di intercettare chi necessita di indagini più approfondite. Unitamente alla somministrazione di farmaci mirati. E all’applicazione di approcci innovativi per veicolare bioterapie direttamente nel cervello: queste le coordinate di un percorso in grado di fare la differenza.

Alzheimer tra terapie mirate e farmaci in base al sesso

È su questi filoni di ricerca che si sviluppa l’impegno di ricerca e farmacologia su «un problema sociale, i cui numeri sono destinati ad aumentare significativamente nei prossimi anni. Entro il 2050 circa 140 milioni di persone saranno affette da demenza, di cui l’Alzheimer è la forma più comune», ricordano non a caso dall’azienda Roche nella Giornata mondiale dedicata alla malattia. Una patologia che, sottolinea l’Adnkronos, come forse nessun’altra, ha un profondo impatto sulla vita delle persone affette e delle loro famiglie. Un male infido, che attacca l’identità dell’individuo, cancellandone il passato e il futuro. Rubandone i ricordi. E rendendo impossibili semplici gesti quotidiani».

La sfida della ricerca a soluzioni innovative

La missione della multinazionale svizzera, ricorda l’Adnkronos, è allora «cercare di dare risposte ai bisogni di salute laddove ancora non ci sono – afferma allora Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia –. Per questo siamo determinati ad affrontare anche questa nuova sfida, insieme a tutti gli attori coinvolti, per portare velocemente soluzioni innovative ai pazienti e ai loro caregiver. In modo sostenibile per il sistema salute. Favorendo l’implementazione di modelli omogenei e integrati di presa in carico. E una necessaria evoluzione dei percorsi assistenziali».

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