La Calendiade prosegue fra gli insulti. Calenda a Letta: Enrico non raccontare balle. Lui: non sei credibile

8 Ago 2022 16:35 - di Paolo Lami
letta e calenda

La Calendiade prosegue e continuano a volare schiaffi, virtuali ma pur sempre schiaffi, fra Calenda e Letta, impigliati in una telenovela che sembra aver mandato in soffitta la guerra in Ucraina, il Pnrr, il razionamento di gas e acqua, le bollette stratosferiche degli italiani alle prese con un’inflazione mostruosa, la pandemia, i vaccini, il GreenPass e tutte le emergenze con cui, in questi ultimi due anni, l’Italia ha dovuto fare – e sta facendo – i conti.

Insomma il solito Pd, il solito Calenda, il solito Letta: quando si parla di poltrone da spartirsi tutto il resto finisce in secondo piano.

L’ultima puntata della telenovela – il matrimonio andato in frantumi fra Pd e Azione mentre Letta e Calenda stavano ancora succhiando i confetti – vede il cicciobello dei Parioli lanciare in faccia al segretario Pd una frase rovente: “Enrico non raccontare balle – dice in un video postato su Twitter pic.twitter.com/vdq4Y629jn – sapevi esattamente quello che sarebbe accaduto”.

Amici azionisti, ho fallito”, aveva esordito Calenda nel videomessaggio dove ha raccolto centinaia insulti di ogni genere in piena parità con Letta. E tutti pensavano che, finalmente, messo da parte, per una volta, il suo ego gonfiato ad elio, l’ex-piddino avrebbe ammesso che era ora di tirare i remi in barca e di smetterla di fare politica. E invece no:  “Ho provato a portare il Partito democratico su un’agenda seria e concreta, quella per intenderci che chiamiamo Draghi ma che poi è un’agenda di buon senso per l’Italia, ma non ci sono riuscito”.

“Non ci sono riuscito per una semplice ragione, perché, alla fine, devono sempre contraddire quello che dicono – accusa Calenda che, nella sua carriera politica ha detto tutto e il contrario di tutto ballando la tarantella sulla coerenza. – Io ho cercato, anche concedendo molto al Partito democratico, cioè il fatto che potessero entrare ma che non potessero bombardare tutti i giorni quelli che avevamo firmato”.

Letta – infierisce Calenda – sapeva esattamente quello che sarebbe accaduto. L’hai saputo da sempre, te l’ho spiegato quando ti ho incontrato giovedì”.

“Non faccio politica per andare dietro ad una cosa che sembra il giorno della marmotta – prosegue implacabile Calenda attaccando il sistema dei bonus elargiti da Draghi a testa bassa, nella sua foga distruttiva contro il suo ex-partito da cui è uscito, una volta presi i voti e, poi, è rientrato e ne è riuscito di nuovo. – L’unico modo per sconfiggere la Meloni, come dice Letta, è uno: votare l’unica novità che ci sarà in campo in queste elezioni politiche”. Immaginiamo sia Calenda, uno che ha fallito tutto quello che ha toccato. In politica dall’ottobre 2012 quando fondò, assieme all’altro pariolino Luca Cordero di Montezemolo, Italia Futura, poi fallita. E di lì un fallimento appresso all’altro.

“#Calenda? Chi non rispetta la parola data che credibilità può avere con gli elettori?”, aveva già replicato Letta. Che, poi, torna sui suoi passi ritwittando il Pd : “Se un politico non rispetta la parola data, non è più politica. È Twitter, dove puoi cambiare opinione ogni minuto”. La telenovela continua.

 

 

 

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