Con il centrodestra ricostruire l’Italia è possibile: l’abbraccio Pd-M5S ci ha condotto nel baratro
Pubblichiamo le interessanti riflessioni del presidente dell’Associazione Guido Carli- Federico Carli- sulla ripresa italiana. Un’analisi che prendeva le mosse dalla crisi sanitaria del 2020 e che guardava oltre le contingenze del momento. Per questo che si presenta più che mai attuale oggi, a ridosso delle elezioni del 25 settembre.
Il 21 aprile 2020, in piena pandemia, sollecitato dal professor Marco Vitale, sviluppavo alcune riflessioni che sono state pubblicate in un volume di Marco Serra Tarantola e su cui può valere la pena soffermarsi oggi, in vista delle elezioni del 25 settembre. Il tema di discussione era quello all’ordine del giorno in quel periodo: la crisi sanitaria che l’Italia stava attraversando, le sue possibili implicazioni per il futuro e i migliori strumenti da utilizzare per venirne fuori. Già allora mi era sembrato opportuno alzare gli occhi oltre la siepe della pur drammatica contingenza e muovere alcune considerazioni di carattere generale tali da obbligarci a gettare lo sguardo al di là delle circostanze del momento, allo scopo di recuperare una visione prospettica di lungo termine che potesse svolgere la funzione di bussola per orientare il cammino dell’Italia in uno scenario incerto. Infatti i nostri governanti dell’epoca – secondo gabinetto Conte, sostenuto da M5S e PD – avevano completamente e colpevolmente abbandonato qualunque aspirazione a indicare agli italiani una rotta per il futuro, preferendo concentrarsisoltanto sui problemi dell’immediato. Peraltro senza trovare soluzioni efficaci nemmeno per quelli.
Con i governi Conte l’Italia ha seguito una strada cha ha incrementato le incertezze
L’ossatura del ragionamento era molto semplice. Con stretto riferimento alla crisi sanitaria, bisognava innanzi tutto sostenere le famiglie e le imprese italiane che le misure draconiane adottate dal governo Conte per contrastare il coronavirus avevano spinto sull’orlo del baratro. Allo stesso tempo, una volta implementate queste misure da stato di guerra, rivelatesi ex post assolutamente esagerate, occorreva dissipare l’incertezza e delineare una strategia chiara di uscita dalla quarantena, indicando obiettivi e tempistiche precisi. Allo scopo di evitare l’accendersi di pericolose fiammate inflazionistiche, soltanto dopo aver attuato la progressivariapertura dell’economia, avrebbero dovuto essere adottati stimoli fiscali e monetari – opportunamente dosati – per rilanciare la produzione e la domanda. Purtroppo il governo Conte ha seguito la strada opposta, alimentando la paura e l’incertezza, non fornendo nessuna indicazione chiara per il futuro, provocando il crollo di consumi e investimenti, non predisponendo alcuna spesa in conto capitale per rafforzare la nostra dotazione infrastrutturale e disinteressandosi della possibile fiammata inflazionistica che avrebbe messo a repentaglio il risparmio, i salari, le pensioni degli italiani.
Avremmo dovuto fare i conti con la “stagflazione”: ma gli esperti furono ignorati
Già allora gli osservatori più accorti – inascoltati dai ministri in carica – riportarono in auge, ma invano, una parola caduta in disuso dopo gli anni Settanta: stagflazione, con cui avremmo dovuto tornare a confrontarci in assenza di una tempestiva risposta del governo agli errori da esso stesso compiuti e alla precaria situazione internazionale. Oggi dobbiamo lottare contro le conseguenze drammatiche di quegli errori e di quella mancata azione.Questa l’eredità che ci ha lasciato quel governo, questi gli spunti di riflessione che proponevo mantenendo lo sguardo al di qua della siepe della contingenza.
Le conseguenze degli errori sulla attuale decadenza economica (e morale)
Avvertivo tuttavia che la pandemia non avrebbe dovuto essere un alibi per consentire alla nostra compagine di governo di continuare a navigare a vista, senza una traiettoria da offrire agli italiani: bisognava alzare gli occhi oltre quella siepe. Occorreva tracciare le possibili linee d’azione per rifondare l’Italia, formulando e implementando una credibile strategia politica per innescare un vero rinnovamento in assenza del quale non ci saremmo liberati dai vizi degli ultimi anni. Vizi che hanno sospinto il Paese verso la decadenza morale ed economica, in cui tuttora ci troviamo. Alcuni analisti, ingenuamente, coltivavano la speranza che la crisi sanitaria avrebbe prodotto “qualche crepa nella tetragona cultura economica dominante da decenni nella nostra Nazione, inchiodata ai tradizionali errori officiati dalle burocrazie del Tesoro, della Banca d’Italia, della Confindustria, dei mandarini che dominano i circoli di governo, in alcuni influenti economisti e nella grande stampa”.
Buracrazia e autoconservazione
La speranza è andata delusa, e non poteva essere altrimenti. Il governo Conte era infatti sostenuto da un partito, minoranza nel Paese, che era la diretta espressione di quelle burocrazie, e che con esse si identificava fino a confondervisi. Quel governo non poteva innescare alcun cambiamento, in quanto rappresentava gli interessi verso la propria autoconservazione delle incrostazioni di potere che bisognava invece debellare. Pertanto quel governo ha efficacemente svolto il ruolo di avvocato difensore delle consorterie e delle arciconfraternite del potere che, a poco a poco, stavano consumando il corpo dello Stato. Quella non poteva essere una compagine ministeriale di rottura con i vizi del passato, bensì rappresentava una garanzia di continuità nella decadenza.
Gli artefici del disastro non possono essere i fautori del cambiamento
Per dare concretezza alla altrimenti ingenua speranza nutrita da quegli osservatori, occorreva pertanto individuare nella società le forze vive che potessero farsi promotrici del cambiamento e lavorare alla costruzione di un’opzione politica che avesse l’intelligenza e la forza di realizzare la titanica opera di rinnovamento e rifondazione dell’Italia. Rinnovamento e rifondazione in questo caso non costituiscono un ossimoro, ma l’unica opera che possa evitare al Paese una deriva di stampo sudamericano. E quest’opera deve cominciare con lo sradicamento della pianta parassitaria che si è avvinta sullo scheletro sano dell’economia e della società italiane e che sta togliendo loro ossigeno fino a soffocarle. Scrivevo allora, in piena pandemia, che questo compito ciclopico avrebbe potuto assumere consistenza soltanto attraverso la formulazione e l’implementazione di una strategia politica che avesse individuato con chiarezza i propri potenziali sostenitori e i propri avversari. Era inutile coltivare l’illusione che gli artefici del disastro potessero essere i fautori del cambiamento.
L’abbraccio “innaturale” tra Pd e M5S degli ultimi governi
Qual è dunque l’opzione politica in grado di promuovere e realizzare il rinnovamento e la rifondazione dell’Italia? Il cuore della sfida consiste nel favorire la nascita di una formula politica che sia in grado di intraprendere una battaglia contro ogni forma di parassitismo, d’inefficienza, di rendita, di arbitrio, che sta strangolando la vita economica e morale della Nazione. Per vincere la sfida occorre ridare dignità a una visione non distorta dalla difesa di meschini interessi corporativi. Una visione animata soltanto dall’amore per la libertà e per la verità, rimasta schiacciata tra un inaccettabile conformismo – che ha nutrito esclusivamente gli interessi, spesso opachi, della conservazione dell’assetto di potere esistente, alimentando intollerabili posizioni di rendita –, e un nuovismo privo di riferimenti culturali e dunque incapace di orientare su un nuovo sentiero il Paese. Il governo Conte e il governo Draghi – sebbene quest’ultimo temperato dall’ingresso di altre forze politiche a sostenerne l’azione – poggiavano sulla innaturale alleanza tra questi due blocchi politico-sociali, rappresentati in Parlamento da PD e M5S. Per questo si sono dimostrati entrambi refrattari a innescare il rinnovamento e la rifondazione dell’Italia.
La parte sana e produttiva del Paese può togliersi la “camicia di forza”
Due anni e mezzo dopo quelle riflessioni, la sfida è rimasta immutata ma il clima sembra essere finalmente cambiato. Infatti si sono create oggi le condizioni per l’affermazione di una formula politica in grado di intraprendere una lotta senza quartiere contro ogni forma di parassitismo, a vantaggio della parte sana della nostra società. I liberi professionisti, gli imprenditori che operano con coraggio sul mercato interno e su quello internazionale, i commercianti, i lavoratori, i pensionati, i giovani studenti desiderosi di emergere attraverso le proprie competenze, coloro i quali operano nella scuola, nell’università e nella cultura, tutti i veri servitori dello Stato, da quelli che svolgono il proprio dovere ai più vari livelli nel settore sanitario a quelli che prestano servizio nelle forze dell’ordine, possono finalmente liberarsi dalla camicia di forza posta loro addosso da chi in questi anni ha ricavato i propri guadagni e il proprio potere attraverso rapporti collusivi con alcuni strati della nostra macchina amministrativa.
Sono stati negati merito, concorrenza, intraprendenza
Rapporti non necessariamente illeciti, ma certamente negatori della concorrenza che premia il merito e l’intraprendenza e dunque negatori del progresso.Dall’alleanza tra conservatori, popolari e liberali – per oltre 10 anni esclusi dalle filiere di comando del Paese e che sono dunque svincolati da relazioni pericolose con l’area della rendita, che si nutre del sangue della sfera pubblica e della sfera privata senza lasciare nulla in cambio – può nascere un’autorevole squadra di governo capace di indirizzare l’Italia lungo la strada del progresso a vantaggiodell’intera nostra comunità, e non solo di pochi.
Le liste di Meloni, Salvini e Berlusconi vanno nella giusta direzione
La formazione delle liste elettorali impostata da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, pur con alcune inevitabili tensioni in qualche territorio, sembra improntata alla ragionevolezza e alla concretezza. Pur nella consapevolezza che la pesante eredità lasciata agli italiani dagli ultimi nostri governi renda la sfida estremamente difficile, riteniamo che con il contributo delle forze vive ancora presenti nella società italiana e con il sostegno delle persone che sono animate da una spinta morale che impone loro di considerare ogni impegno, per quanto difficile, come un dovere cui non potersi sottrarre, esiste una opportunità nuova. Con un’opera paziente, rifondare e rinnovare l’Italia su basi trasparenti e sanepuò diventare realtà dopo il 25 settembre.
*Federico Carli è il Presidente dell’Associazione Guido Carli