Stefano Gheller chiede il suicidio assistito: “Amo la vita ma non riesco più ad andare avanti così”

2 Lug 2022 15:54 - di Sara De Vico

“Immagino che probabilmente mi sentirò sollevato all’idea di non fare più così tanta fatica. E non avrò rimpianti. Mi dispiacerà soltanto di lasciare mia sorella. Perché anche lei è malata e soffre quanto soffro io”. A parlare è Stefano Gheller, 49 anni di Cassola in provincia di Vicenza. L’uomo è affetto dalla nascita da una grave forma di distrofia muscolare. Nei giorni scorsi, come racconta intervistato dalla stampa locale, ha inviato una lettera all’Usl 7 Pedemontana per chiedere di attivare “con urgenza la procedura prevista per l’accesso legale al suicidio medicalmente assistito”.

Stefano Gheller fa domanda di suicidio assistito

Proprio così. Non vuole più vivere così. “Ci penso tutti i giorni”, spiega Stefano. Che vuole seguire il percorso di Federico ‘Mario’ Carboni. Che poche settimane ha scelto l’eutanasia. Dopo aver ottenuto il via libera del Comitato etico dell’Azienda sanitaria delle Marche. “Io non desidero morire in questo istante. Ma voglio avere il diritto di farlo appena sentirò che è arrivato il momento. La richiesta serve a questo. A fare in modo che tutto sia pronto e nessuno abbia modo di impedirmi di andare fino in fondo” dice Gheller.

“Amo la vita ma così è sempre più difficile andare avanti”

Perché il suicidio medicalmente assistito? “Perché in queste condizioni è sempre più difficile andare avanti. Vivo su una sedia a rotelle da quando avevo 15 anni. Sono attaccato a un respiratore 24 ore su 24. Quando la mattina mi sveglio, so che potrei morire soffocato dal cibo. O da un sorso d’acqua. A me piace andare ai concerti, stare a contatto con la gente, uscire all’aria aperta. Lo faccio d’estate, ma d’inverno devo restare chiuso in casa per mesi interi. Perché un banale raffreddore potrebbe uccidermi”.

Mi ha contattato il vescovo di Vicenza: verrà a trovarmi

L’uomo racconta di aver deciso qualche anno fa di trasferirsi in Svizzera, dove vige la pratica dell’eutanasia. Ma di aver cambiato idea. Per dare un senso alla sua morte. “Rimanere qui, a lottare con l’associazione Coscioni affinché anche in Italia si possa esercitare il suicidio medicalmente assistito. Lo faccio anche per mia sorella. Lei vuole vivere ma, se in futuro dovesse cambiare idea, desidero che sia lasciata libera di scegliere di non soffrire più”.

“L’idea di morire non mi terrorizza più di tanto”

Il vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol, lo ha cercato. Per sapere come stesse e se fosse totalmente convinto della sua scelta. “Gli ho risposto di sì. Poi mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere una sua visita. E quindi tra qualche settimana verrà a trovarmi. Sapeva che ad agosto andrò in vacanza a Bibione e così si è perfino offerto di pagarmi il soggiorno. È una bella persona, il vescovo: non giudica, mi ha fatto sentire compreso. Alla presenza di un medico mi verrà messa tra le mani una scatoletta con un pulsante. Quando lo premerò mi verrà somministrato un farmaco che mi farà addormentare per sempre, senza soffrire. Può sembrare angosciante, ma devo dire che l’idea non mi terrorizza più di tanto”.

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