Sicurezza stradale, la battaglia di Pietrina nel nome della figlia Dorotea uccisa da un conducente drogato

11 Lug 2022 11:16 - di Redazione

Grazie mille a tutti voi che ci siete accanto in questa iniziativa che riguarda un po’ tutti, tener viva l’attenzione sul tema della sicurezza stradale…tante vite spezzate, per disattenzione o non rispetto delle regole, grazie a tutti per esserci stati…“, ha scritto Pietrina Paladino su Fb al termine di una domenica commovente e dolorosa ma mai triste, come ha scelto che fosse quel giorno dedicato al ricordo della figlia Dorotea da quando se ne andò in un incidente stradale. Un incidente, per modo di dire. Come spesso accade, fu un gesto di irresponsabilità di un guidatore incosciente e drogato a creare l’incidente, dal nulla, senza motivo, senza coscienza e forse senza pentimento.

La “festa” di Casa Stella per provare a salvare altri giovani

Nel giorno in cui avrebbe compiuto 34 anni, Maria Dorotea Di Sia, giovane artista originaria di Policastro Bussentino e del Vallo di Diano morta in un incidente stradale il 13 maggio del 2014, è stata  ricordata a San Giovanni a Piro con il “Dorothy Dream Day”, evento di impegno e testimonianza sociale sul tema della sicurezza stradale, delle stragi del sabato sera, della droga e dell’alcol assunto da chi si mette alla guida per sé o conducendo altri, spesso giovani, verso la morte.
Un evento che si svolge da otto anni in una bellissima villa con vista sul Golfo di Policastro, con mamma Pietrina a fare gli onori di “Casa Stella”, nella quale sono conservati tutti i frammenti della breve ma intensa vita di Dorotea. L’associazione culturale “Dorothy Dream”, creata da Donato Di Sia e Pietrina Paladino, genitori di Dorotea, in collaborazione con il Comune di San Giovanni a Piro, ha ospitato i sindaci di tutto il comprensorio per un dibattito sul tema della sicurezza stradale, ma anche bambini a far festa, artisti, aspiranti fotografi che hanno dato vita a un contest in ricordo di Dorotea, legatissima alla sua Nikon, una serata culminata con un bellissimo lancio di palloncini, come da video in basso.

La storia atroce e beffarda dell’incidente di Dorotea

Dorotea morì sul lungomare di Bisceglie, in Pugliapaese d’origine il suo fidanzato. L’auto con 4 persone a bordo, tra le quali  Dorotea ed il suo fidanzato, andò fuori controllo impattando violentemente prima contro un’altra vettura parcheggiata e poi schiantandosi contro le colonnine d’ingresso di una villa. Per la ragazza salernitana non ci fu nulla da fare, mentre le altre tre persone a bordo rimasero ferite. La ragazza, allora 26enne, da alcuni anni si era trasferita a Milano, dove studiava all’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Pensate. A distanza di tre mesi dalla perdita della figlia il Comune di Bisceglie fece pervenire alla famiglia Di Sia la fattura che gli addebitava 650 euro per le spese di rimozione e trasporto della salma nell’obitorio dell’ospedale cittadino. Beffa ulteriore: al conducente della vettura, la Corte di Appello di Bari ridusse la pena da tre a due anni di reclusione, una condanna tenue per il ragazzo, Pantaleo D’Addato, che risultò positivo alla cocaina, con un valore superiore di ben 11 volte al limite massimo, alla cannabis e con un tasso di alcool presente nel sangue pari a 2,45 grammi per litro.

La storia parallela di Livia Barbato

La storia di Dorotea ricorda molto quella di Livia Barbato, la giovane fotografa napoletana che perse la vita il 25 luglio del 2015 a Napoli: la ragazza, 22 anni, studentessa universitaria e promettente fotografa, stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con amici e fidanzato che, ubriaco, imboccò la Tangenziale contromano percorrendo chilometri a fari spenti, da Agnano a Fuorigrotta, fino a scontrarsi contro l’auto di Aniello Miranda, un 48enne di Torre del Greco, morto sul colpo. Livia Barbato finì dopo qualche ora in ospedale, il fidanzato Aniello Mormile è stato condannato a dieci anni ed è stato recentemente assegnato ai domiciliari, dopo sette anni di carcere. Ieri la mamma di Livia, Angela Buanne, che sulla scorta di un libro del giornalista Luca Maurelli che racconta la vicenda della figlia gira nelle scuole per fare testimonianza sul tema della sicurezza stradale ed ha ricevuto un’onorificenza dal Quirinale per il suo impegno, era accanto a Pietrina a parlare del loro dolore e del loro impegno parallelo, nel nome delle figlie, come nell’intervista di Vito Sansone in basso.

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