Ponte Morandi, via al processo. Il legale di Castellucci: ora si capiranno le vere ragioni del crollo

7 Lug 2022 12:58 - di Paolo Lami
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Al via oggi a Genova al processo per il crollo del Ponte Morandi nel quale sono imputati i vertici e i tecnici di Autostrade per l’Italia e della società di ingegneria controllata da Aspi.

“Oggi, con l’avvio del dibattimento, si inizia a parlare di fatti, finalmente fuori da un processo mediatico, falsato e distorto, che, fin dall’inizio – dice l’avvocato Guido Carlo Alleva, legale dell’ingegner Giovanni Castellucci, già Amministratore delegato di Autostrade, poco prima di entrare nel palazzo di Giustizia di Genova – ha ignorato la ragione del crollo del ponte, individuata dai periti del giudice dell’udienza preliminare nel grave vizio di costruzione risalente agli anni Sessanta, occulto e occultato, mai diagnosticato da nessun tecnico prima della tragedia. Questo basta, di per se, a sollevare Castellucci, che aveva un ruolo apicale in un gruppo globale, da ogni responsabilità. Perciò è importante che l’attenzione resti alta e lo svolgimento del processo accessibile”, dice ancora Alleva.

“L’inizio del processo per il crollo di Ponte Morandi rappresenta un momento importante e fondamentale per tutta la nostra comunità ma soprattutto per i familiari delle vittime, che attendono risposte per la scomparsa dei loro cari da quel terribile 14 agosto del 2018 – scrive su Facebook il presidente della Liguria Giovanni Toti. – È a loro in particolare che oggi va il mio pensiero. Noi seguiremo con attenzione e commozione tutto il processo che arriva dopo un grande lavoro dei magistrati di Genova, a cui rinnovo la mia gratitudine. Giustizia e verità da oggi sono più vicine e speriamo che arrivino al più presto. Lo dobbiamo ai parenti delle vittime, lo dobbiamo a Genova. Solo così potremo rinnovare il patto di fiducia tra Stato e cittadini crollato quel maledetto 14 agosto”.

Commenti

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  • giulio sole 8 Luglio 2022

    Le vere cause del crollo? Sono ben note, una soluzione progettuale “debole” (stralli in cemento armato precompresso) aggravata dalle difficoltà di realizzazione (in un cantiere a 100 m di altezza precaricare 256 cavi tanto da poter reggere l’intero ponte, con un carico diverso per ogni fila di 16). Nel 1992, ad appena 20 anni dalla costruzione, gli stralli in cemento armato furono sostituiti da cavi di acciaio, come in ogni ponte sospeso del mondo, ma solo in una arcata: perché non furono sostituiti nelle altre due, nei 25 anni successivi? Risposta complessa, ma rilevantissime responsabilità della sinistra e di Grillo di aver impedito la realizzazione della alternativa, la Gronda.