Pd e Calenda, alleanza tecnica. Ma che vuol dire? I dem non si fidano del “Bordiga dei Parioli”
La formula è “alleanza tecnica” con Carlo Calenda ma l’esacmotage non mette a posto le cose nel centrosinistra, anzi. La fumosità della formula inquieta l’ala sinistra e spinge Azione ad alzare l’asticella della trattativa. E dà finalmente anche a Giuseppe Conte la possibilità di usare un’arma dialettica contro la sinistra che lo ha appena messo alla porta: “Auguro al Pd e a tutti i suoi numerosi compagni di viaggio buona fortuna, ne avranno bisogno. Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari”. Ecco che Conte parla come uno di destra. Miracoli elettorali…
Mentre Beppe Sala la vede dura: “Non è semplicissimo immaginare di far coesistere personalità come quella di Fratoianni con Calenda ma io penso che si debba provare”. “Le vie sono due – ha sottolineato il sindaco di Milano – o mettiamo sul tavolo i temi più spinosi oppure si trova un consenso generale alle linee guida e poi si vedrà.” E meno male che la confusione c’era nel centrodestra. Invece dall’altra parte…
Il Foglio usa la felice espressione “psicanalisi di classe”. E riporta una serie di citazioni che la dicono lunga sul grado di affidabilità della “macchina da guerra” che Enrico Letta sta mettendo in piedi. “Carlo Calenda? Io conosco solo Carlo Verdone” (Matteo Orfini). “Calenda? Se ne vada per la sua strada” (Nicola Fratoianni). “Calenda? E’ il Bottini del libro Cuore. Un bebè” (Giorgio Cremaschi). Nel Pd c’è chi torna a citare il vecchio brocardo di Arturo Parisi: “A volte è meglio perdere che perdersi”. I deputati del Pd, quelli progressisti, lo chiamano “il Bordiga dei Parioli”. Quelli riformisti, che pure gli sarebbero più vicini culturalmente, lo definiscono “l’Amleto del metaverso” e vogliono dire che il problema di Calenda è Calenda: “C’è un Calenda reale e poi c’è un Calenda di Twitter. Essere o non essere Calenda, questo è il dilemma”.
E infine c’è Goffredo Bettini che, andato a monte il campo largo coi 5Stelle, infierisce: «Calenda ha fatto della demolizione degli altri la sua cifra politica, si erge a giudice di ogni singola forza o personalità politica, non se ne salva nessuna, ha diviso i buoni dai cattivi». In pratica confusione alle stelle. Unico appiglio solido per tutti: il solito, vecchio, fradicio allarme antifascista.