M5S, la lunga giornata di Conte per uscire dalla palude. Pure il Vaticano interviene: «Serve stabilità»

13 Lug 2022 21:14 - di Viola Longo
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Non è bastata tutta la giornata al M5S per dirimere la questione della linea da tenere domani, in occasione del voto di fiducia al Senato sul Dl Aiuti. Alle nove di sera, infatti, dopo oltre 12 ore di lavori – contrassegnati da cinque ore filate di consiglio nazionale, una pausa di alcune ore durante la quale si è tenuta anche una telefonata tra Conte e Draghi e una successiva ripresa del consiglio nazionale, in vista della riunione dei gruppi parlamentari – ancora non si sapeva quali fossero le intenzioni dei grillini. Con conseguente incognita sul futuro del governo, rispetto al quale diverse voci, a partire dallo stesso premier per arrivare a Matteo Salvini, hanno chiarito che le scelte dei pentastellati saranno dirimenti.

La telefonata tra Conte e Draghi

I contenuti della telefonata tra Conte e Draghi sono rimasti oggetto di indiscrezione per ore, anche per gli stessi componenti del consiglio nazionale, ai quali l’avvocato di Vulturara Appula ha fatto sapere che li avrebbe informati alla ripresa serale della riunione. Secondo quanto emerso, si sarebbe trattato di una telefonata «interlocutoria», durante la quale il leader grillino avrebbe chiesto al premier un «segnale chiaro» sui contenuti della lettera con le richieste del M5S che gli ha consegnato una settimana fa e rispetto alla quale ieri Draghi, in conferenza stampa, ha parlato di diversi punti in comune con l’agenda di governo.

Il no del Tribunale di Napoli agli attivisti: Conte confermato leader

La telefonata è nata da un’iniziativa di Conte, che oggi ha incassato il no del Tribunale di Napoli al ricorso degli attivisti contro la sua leadership, che dunque è stata confermata sebbene l’avvocato Lorenzo Borré abbia spiegato di confidare in un finale «diverso all’esito della causa di merito». La telefonata è stata, secondo quanto emerso, un estremo tentativo di cercare uno spiraglio per evitare che il mancato voto di fiducia al dl Aiuti, caldeggiato dai senatori pentastellati, possa innescare una crisi di governo.

Il senatore M5S: «Seguiremo la linea di Conte»

«Sento Draghi e vi aggiorno…», ha detto Conte al consiglio nazionale del M5S al termine della riunione della mattina, dalla quale sono emerse tre linee inconciliabili: nessun voto al dl Aiuti; conferma della fiducia; voto contro e spallata. A prevalere al termine di quella riunione è stata, secondo quanto emerso, la linea della non partecipazione al voto, sebbene poi si sia fatta strada la possibilità di un voto favorevole, invisa però ai senatori che poi quel voto dovrebbero esprimerlo. «Seguiremo la linea Conte», ha assicurato il senatore Gianluca Ferrara, arrivando alla riunione.

Interviene pure il Vaticano: «Serve stabilità»

E sulla questione delle fibrillazione nel governo oggi si è registrato anche un intervento diretto del Vaticano. «Dobbiamo metterci tutti a lavorare insieme. E non dividerci», ha detto il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin a margine di un evento a Palazzo Borromeo. «Credo – ha aggiunto – che nello scenario attuale più un governo è stabile, più riuscirà a fare fronte alle tante sfide che si pongono e che sono davvero epocali e che nessuno poteva immaginare. Anche questa guerra nessuno poteva immaginarla, ma è successo. Da questa guerra poteva derivare, ad esempio, una crisi generalizzata, alimentare o dal punto di vista dell’energia, quindi evidentemente quando c’è qualcuno che ha in mano le redini della situazione, pur con tutte le difficoltà che ci sono, perché nessuno ha la bacchetta magica, questo facilita certamente» la stabilità.

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