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Magistrati del tribunale di Milano in un’immagine d’archivio. “Non bastano modifiche: l’emendamento Pini che prevede la responsabilità diretta va stralciato per garantire autonomie e indipendenza dei magistrati”. Questa la posizione espressa dalla delegazione dell’Anm in un’audizione alla commissione Giustizia del Senato che dovrà presentare un parere sulla legge Comunitaria. “L’Europa non chiede di introdurre una responsabilità diretta, anzi la esclude. Il principio della responsabilità dello Stato nei confronti del singolo danneggiato per le violazioni del diritto comunitario da parte dei propri organi giurisdizionali di ultima istanza non comporta l’affermazione di una responsabilità risarcitoria del singolo giudice per l’errore commesso”. Lo sottolinea uno dei passaggi del documento consegnato oggi alla Commissione giustizia del Senato dalla delegazione dell’Anm che ha chiesto lo stralcio, dalla legge comunitaria, dell’emendamento che introduce la responsabilità delle toghe.    ANSA/MATTEO BAZZI
Magistrati del tribunale di Milano in un’immagine d’archivio. “Non bastano modifiche: l’emendamento Pini che prevede la responsabilità diretta va stralciato per garantire autonomie e indipendenza dei magistrati”. Questa la posizione espressa dalla delegazione dell’Anm in un’audizione alla commissione Giustizia del Senato che dovrà presentare un parere sulla legge Comunitaria. “L’Europa non chiede di introdurre una responsabilità diretta, anzi la esclude. Il principio della responsabilità dello Stato nei confronti del singolo danneggiato per le violazioni del diritto comunitario da parte dei propri organi giurisdizionali di ultima istanza non comporta l’affermazione di una responsabilità risarcitoria del singolo giudice per l’errore commesso”. Lo sottolinea uno dei passaggi del documento consegnato oggi alla Commissione giustizia del Senato dalla delegazione dell’Anm che ha chiesto lo stralcio, dalla legge comunitaria, dell’emendamento che introduce la responsabilità delle toghe. ANSA/MATTEO BAZZI

Loggia Ungheria, la Procura di Perugia chiede l’archiviazione: non ci sono prove della sua esistenza

Cronaca - di Redazione - 8 Luglio 2022 - AGGIORNATO 8 Luglio 2022 alle 18:32

La procura di Perugia ha chiesto al gip di archiviare il procedimento sulla ‘loggia Ungheria’, l’associazione segreta di cui parlò l’avvocato Pero Amara nel 2019 e che sarebbe sorta allo scopo di condizionare le nomine del Csm e la vita politica italiana.

“In quanto alla esistenza di un’associazione segreta denominata Ungheria si è concluso nel senso di ritenere la circostanza non adeguatamente riscontrata”, afferma la Procura di Perugia nella nota in cui annuncia di aver chiesto l’archiviazione.

“Il complesso delle investigazioni ha portato a ritenere integralmente o parzialmente non riscontrate numerose propalazioni dell’avvocato Piero Amara che tecnicamente vanno inquadrate come chiamate in correità dirette o de relato, e quindi come non accertati fatti narrati o in alcuni ha portato a ritenere avvenuti i fatti, ma escluso che in essi Amara avesse potuto svolgere un ruolo, come da lui riferito” spiega la nota firmata dal procuratore Raffaele Cantone.

“Alla valutazione di attendibilità dell’avvocato è stato dedicato un intero paragrafo in cui si sono esaminate le tante aporie e contraddizioni emerse, ma anche le non poche conferme al suo narrato con riferimento ad alcuni specifici episodi e si è concluso nel senso che le complessive dichiarazioni dell’avvocato non dovessero considerarsi affette da quella “inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante” e si è ritenuto di conseguenza necessario un livello di riscontri particolarmente elevato per ritenere accertati i fatti da lui dichiarati”.

Sull’esistenza della loggia Ungheria “non sono emersi elementi neanche indiretti che potessero attestarne l’esistenza – si legge nella nota della Procura di Perugia- al di fuori delle dichiarazioni di Amara e delle dichiarazioni di un altro indagato, socio di Amara, che però si è limitato a dichiarare il dato dell’esistenza dell’associazione senza fornire alcun elemento concreto di cui sua conoscenza diretta e si è poi avvalso da ultimo della facoltà di non rispondere, impedendo quindi di operare alcun accertamento mirato”.

“Alcuni soggetti, fra l’altro pure legati da stretti rapporti con Amara hanno riferito di essere stati contattati in passato da uno dei vertici della presunta organizzazione, oggi defunto, che aveva loro chiesto di aderire ma non avevano ritenuto di farlo. Si tratta di affermazioni che non consentono in alcun modo di essere considerato un riscontro all’esistenza di un’associazione che oltre a dover essere segreta deve avere una serie di caratteristiche di cui questi soggetti nulla sono stato in grado di riferire” sottolinea la Procura.

“Gli stessi episodi raccontati da Amara che hanno ricevuto anche se parziale riscontro non sono risultati affatto indicativi dell’esistenza di una “associazione segreta” interferenze o tentativi di condizionamento di nomine di vertice della giurisdizione ordinaria o amministrativa, tentativi compiuti o incompiuti di interferire su nomine di vertici di enti, istituzioni e società pubbliche che pure possono ritenersi avvenute sono risultati ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti di Amara o di soggetti a lui strettamente legati, piuttosto che conseguenza dell’attività di condizionamento di una ‘loggia’”.

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di Redazione - 8 Luglio 2022