
Letta: sarò il front runner dei progressisti. Ma Calenda spariglia: o Draghi o a Palazzo Chigi mi candido io
Siamo pronti, ce la giochiamo, con alleanze che saranno solo “elettorali” e non strategiche. E senza “rompere i co…i” alla gente sotto gli ombrelloni. C’è ben poco di programmatico e molto di tattico nel discorso che ha fatto Enrico Letta alla direzione nazionale del Pd.
Il segretario dem taglia fuori definitivamente il M5S dal nuovo campo largo progressista: “Sul M5s ho detto nessun pentimento per il lavoro fatto insieme, con molti di loro questo lavoro continua nei territori ed è giusto. Ma a chi ha la tentazione di dire ripensiamoci invito a guardare cosa pensano i nostri elettori, il giudizio è lapidario”.
E come fatto in precedenza polarizza lo scontro con la destra di Giorgia Meloni. “Io io o Meloni – ha affermato – non ci sarà pareggio”. Già, ma chi sarà il premier indicato dal centrosinistra? La domanda è tutt’altro che peregrina visto che su questo il fronte progressista ha già iniziato a pungolare lo schieramento avversario.
Ebbene, Letta si dice disponibile ad essere il “front runner”, quello che corre davanti. Che vuol dire tutto e non vuol dire nulla. Ma la sua affermazione era attesa dopo che ieri Carlo Calenda aveva proposto come unico candidato premier del suo raggruppamento Mario Draghi.
“La discussione sulla premiership è stata surreale, nella giornata di ieri – ha detto Letta – A chi affila le armi dico che a Palazzo Chigi si va perché gli elettori ti spingono lì e il Parlamento ti vota. Io vorrei derubricare questa assurda discussione e dire che, se volete, assumo completamente il ruolo di front runner della nostra lista”.
Ma proprio mentre il leader del Pd sta parlando ai suoi da Carlo Calenda arriva un’altra sorpresa. “Se Draghi dicesse che non vuole fare il premier mi candiderei io”, afferma il fondatore di Azione. E aggiunge: “Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il centrosinistra. Cosa che la legge elettorale non prevede. Stiamo valutando l’opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare accordo per salvare uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostra programma”. Insomma Calenda vuole posizionarsi al centro e non nel centrosinistra e non intende neanche essere la “gamba destra” della coalizione che Letta vuole mettere in piedi. Una posizione che forse fornisce qualche chance in più a Matteo Renzi e, chissà, anche a Giuseppe Conte, sempre più spostato a sinistra.