Il killer di Shinzo Abe mosso da problemi economici. Voleva colpire il leader di un gruppo religioso
Tetsuya Yamagami, il 44enne che ha ucciso l’ex-premier dei Giappone, Shinzo Abe, aveva pianificato, svela l’agenzia Kyodo che cita fonti investigative, un attacco contro un leader di un gruppo religioso poiché nutre “rancore” nei confronti di una “organizzazione specifica” che ritiene fosse legata ad Abe ma, nel corso dei lunghi interrogatori a cui il killer è stato sottoposto dopo il suo arresto, ha escluso di essere stato contrario all’ideologia politica dell’ex premier.
Yamagami ha sostenuto, invece, di fronte agli investigatori, che all’origine del suo gesto vi siano motivi economici poiché sua madre era profondamente coinvolta nell’organizzazione religiosa collegata all’ex-premier, e, attraverso diverse donazioni di soldi, la donna aveva causato un dissesto economico alla sua famiglia.
Di qui la decisione di uccidere Shinzo Abe. Dopo aver scoperto su internet la sera precedente l’omicidio che Abe sarebbe arrivato a Nara per parlare ad un comizio, Tetsuya Yamagami ha deciso di andare lì in treno portando con se l’arma che si era costruito: una delle molte armi che deteneva a casa insieme a dell’esplosivo, una specie di doppietta artigianale lunga una quarantina di centimetri nascosta in una borsa a tracollo che non avrebbe dato nell’occhio, come poi effettivamente è stato.
A favore del killer e dei suoi piani, come si intuisce anche dalle immagini e dai numerosi video che circolano sul web, ha giocato il fatto che in Giappone non esiste quella cultura della sicurezza preventiva propria, ad esempio, degli altri Paesi dove i comizi elettorale possono essere fonte di alti rischi.
Per cui questo quando, alle 11.30 locali (le 4.30 in Italia), Tetsuya Yamagami, impugnando quella specie di doppietta artigianale nascosta dentro un sacchetto di stoffa nera, si è avvicinato alle spalle di Shinzo Abe – che stava parlando davanti a una stazione a sostegno dei candidati liberaldemocratici per le elezioni di domenica prossima della Camera Alta – nessuno poteva immaginare della tragedia che stava accadere.
In effetti dai video si può notare Yamagami, avvicinarsi indisturbato all’ex-premier dopo averne seguito con attenzione ogni mossa e, poi, esplodere i due colpi letali mentre Shinzo Abe si accascia al suolo.
Anche il goffo parapiglia con cui reagiscono le persone per cercare di bloccare il killer dopo che ha sparato ad Abe fa capire che l’idea di un possibile attentato all’ex-premier era, in Giappone, quanto di più inimmaginabile.
Stamattina la salma di Shinzo Abe è stata portata da Nara a Tokyo nella residenza di famiglia dell’ex-premier nel distretto di Shibuya, riporta la Nhk. E martedì, secondo i media giapponesi, dovrebbe essere il giorno dell’ultimo saluto ad Abe.