Governo, dalla crisi balneare al Draghi bis: tutti gli scenari possibili con e senza il M5S

9 Lug 2022 9:11 - di Eleonora Guerra
governo m5s

Restano, vanno, si mettono nel bilico dell’appoggio esterno. In attesa che il M5S si chiarisca le idee su cosa vuole fare rispetto al governo e che se le chiariscano anche gli altri partiti della maggioranza, parte il toto scenario, ovvero la rassegna delle varie situazioni che potrebbero venirsi a creare a seconda delle condizioni date. Si va dal salvataggio della legislatura alla “crisi balneare”, dal ritorno alle urne a novembre al Draghi bis, a seconda che il M5S al Senato voti o meno la fiducia al dl Aiuti.

I quattro scenari possibili

In particola è Il Messaggero a mettere in fila quattro scenari potenziali, dei quali due contemplano la fiducia e due no. Anche nel primo caso, però, i nodi sarebbero tutt’altro che sciolti, perché si presenterebbe il rischio di una crisi solo rinviata a dopo l’estate, «con tempistiche a quel punto ancora più difficili da gestire».

Il M5S dice sì alla fiducia e il governo vivacchia fino a fine legislatura

Il primo scenario preso in considerazione parte da un sì alla fiducia ed è considerato «l’ipotesi più plausibile». Consentirebbe al governo di continuare a vivacchiare, «salvo ulteriori scossoni e comunque tra una fibrillazione e l’altra» e di arrivare a termine della legislatura. A quel punto resterebbe “solo” il nodo della data del voto, che è a sua volta una criticità. Lo scioglimento delle Camere, infatti, dovrebbero avvenire a fine marzo e le urne dovrebbero aprirsi entro due mesi. In questa tempistica si inseriscono una serie di questioni: le scadenze di giugno del Pnrr; gli interessi dei singoli parlamentari a rimanere il più possibile attaccati a poltrone che, anche per effetto del dimezzamento dei posti, rischiano seriamente di non rivedere più; la partita delle nomine. È dunque facile immaginare spinte perché si voti il più tardi possibile, uno scandalo sul quale Giorgia Meloni ha già promesso le barricate.

Il M5S dice sì alla fiducia, ma la crisi si apre a novembre

Posticipa, invece, la crisi di qualche mese l’altro scenario con sì alla fiducia. Lo strappo verrebbe rinviato a novembre, dopo un paio di mesi difficili. Settembre, infatti, si preannuncia ricco di fibrillazioni anche sul fronte Lega, dove Matteo Salvini ha promesso una nuova centralità per Pontida e, dunque, una spinta identitaria per il Carroccio. Il governo si troverà sul tavolo «dossier importanti e divisivi come il Superbonus 110% e il Reddito di cittadinanza», in un clima già da piena campagna elettorale, con il carico del fatto che ci sarà anche una campagna elettorale ufficialmente in atto: quella per le regionali in Sicilia. «L’effetto valanga è dietro l’angolo», si legge sul Messaggero, che sottolinea però gli appigli cui maggioranza e governo si potrebbero attaccare per sopravvivere: il rischio di una nuova ondata di Covid, la legge di Bilancio e gli obiettivi per sbloccare la terza rata del Pnrr.

La “crisi balneare” in caso di no alla fiducia

Anche in caso di sfiducia al dl Aiuti, gli scenari analizzati sono due. Il primo contempla una «crisi lampo, balneare», perché «se è vero che senza l’apporto dei grillini l’esecutivo di Mario Draghi potrebbe comunque contare su un ampio sostegno in Parlamento, non è escluso che in caso di crisi il premier decida di sfilarsi», mantenendo la linea annunciata mesi fa secondo la quale non si sarebbe prestato a nuove maggioranze e senza M5S «questo governo non si fa». A quel punto la parola passerebbe a Mattarella. Ed è qui che si arriva al quarto e ultimo scenario, quello del Draghi bis.

Il Draghi bis, l’ipotesi di un nuovo premier e il peso del Quirinale

Sebbene oggi nessuno si avventuri a parlarne, è ormai evidente che in molti coltivano l’idea di un nuovo mandato al premier. Inoltre, è abbastanza chiaro a tutti che sia la soluzione auspicata dal Colle, dunque fra «le ipotesi più concrete». «Lo scenario più naturale, in caso di addio dei cinquestelle (e numeri ancora solidi alle Camere), appare quella del Draghi bis», scrive Il Messaggero, ricordando che «il premier l’ha escluso, e anche il Pd». Ma anche in questo caso ci sono foglie di fico cui appellarsi per il ripensamento, dalla situazione internazionale e alla crisi economica. C’è però anche una sottoipotesi in questo scenario, nel caso in cui Draghi confermi la sua indisponibilità: un nuovo governo di unità nazionale con un nuovo premier, «una figura tecnica, di alto profilo, che traghetti il paese alle urne la prossima primavera». Insomma, di male in peggio.

 

Commenti

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  • Angelo 9 Luglio 2022

    Votare prima che si puo’…per tutto