Feltri spiega perché lo ius scholae, ultimo sogno progressista, non è applicabile

4 Lug 2022 8:03 - di Redazione
Feltri

Vittorio Feltri demolisce con un breve ragionamento lo ius scholae di cui il Pd ha fatto una nuova bandiera in nome dell’inclusione e dell’integrazione. E lo fa in un editoriale su Libero. “La solita sinistra – scrive – predica un concetto: un ragazzo dai genitori stranieri, qualora frequenti qualche anno, almeno cinque, la scuola nel nostro Paese, matura il diritto di acquisire la cittadinanza italiana. L’idea, buttata lì così, a capocchia, non pare peregrina”.

Ma la questione, ricorda Feltri, merita un approfondimento. “In Italia l’obbligo scolastico dura 10 anni, quindi non si capisce perché, se lo scolaro appartiene a una famiglia magrebina, possa abbreviare i tempi rispetto agli studenti nostrani. Già qui siamo di fronte a una incongruenza sesquipedale. C’è dell’altro, per di più qualcosa di abbastanza mostruoso. Poniamo il caso che il padre tuttora straniero di uno scolaro ormai italianizzato commetta un reato che preveda il suo respingimento, che succederebbe? Il genitore sarebbe per scontati motivi rispedito nel proprio villaggio natio, mentre il suo figliolo dalla fedina penale intonsa avrebbe l’opportunità di rimanere fra noi? E mantenuto da chi, forse dall’amministrazione pubblica notoriamente priva di fondi? Va da sé che una simile soluzione è inadottabile, essendo pure ridicola. Insomma, lo Ius Scholae deve rimanere soltanto un sogno progressista per non marcire nella realtà”.

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