Cinque Stelle, ecco cosa è successo durante la discussione sul 2 per mille, spunta il verbale segreto della Commissione

6 Lug 2022 14:06 - di Paolo Lami

C’è voluta un’istanza di accesso civico e una lunga attesa per scoprire cosa è davvero accaduto il 7 aprile scorso quando, alle 10 del mattino, si è riunita la speciale  Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici che doveva decidere se riconoscere i Cinque Stelle come partito politico e dare quindi accesso ai fondi milionari del 2 per mille al Movimento guidato da Giuseppe Conte.

Il verbale redatto quella mattina e custodito  nei cassetti della Commissione è arrivato, finalmente, opportunamente omissato, al Secolo d’Italia. Che ne aveva fatto richiesta proprio attraverso l’istanza di accesso civico. E si è scoperto che nelle due ore e mezza di discussione fra i cinque membri della Commissione – il presidente Amedeo Federici e i consiglieri Salvatore Cacace, Cosimo D’Arrigo, Laura Cafasso e Luisa de Petris, tutti magistrati della Corte dei Conti, della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato  – la decisione non è stata facile né unanime.

Ma, soprattutto, i Cinque Stelle hanno rischiato di non vedere neanche un euro dei 12-13 milioni di euro che, secondo la stima di Federici, potrebbe incassare il Movimento Cinque Stelle dai fondi del 2 per mille.

Non solo per la prima volta nella storia repubblicana non c’è stata l’unanimità fra i membri della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici ma, addirittura, due dei cinque magistrati – il magistrato del Consiglio di Stato, Salvatore Cacace e il magistrato della Corte dei Conti, Luisa De Petris – hanno votato contro il riconoscimento dei Cinque Stelle come partito ed un terzo – il magistrato della Corte dei Conti, Laura Cafasso – ha cambiato idea in corso d’opera giacché anch’ella si era convinta, sulla base della documentazione presentata dall’M5S che lo Statuto dei grillini non rispetta quanto previsto dalle Linee Guida della Commissione in tema di accesso democratico e paritario alle cariche statuarie.

Insomma nell’auletta al 4° piano di “Palazzo San Macuto” a due passi dal Pantheon si stava per consumare un dramma tutto grillino sventato solo all’ultimo momento. E che avrebbe potuto lasciare a secco le esauste casse dei Cinque Stelle.

Ha esordito Federici, ricordando che il 31 marzo i Cinque Stelle hanno reiterato la domanda di iscrizione al registro dei partiti politici e, di conseguenza, all’ammissione ai contributi del 2 per mille stimati, come detto, fra i 12 e i 13 milioni di euro.

L’M5S aveva già presentato la domanda il 14 marzo di quest’anno e, ancor prima, a novembre.

Il consigliere Cosimo D’Arrigo, magistrato della Cassazione e relatore ha quindi proposto  l’iscrizione del Movimento 5 Stelle nel registro nazionale dei partiti politici.

Ma la collega Laura De Petris ha obiettato che “l’articolo 5, lettera h, dello Statutodei Cinque Stelle (già oggetto di rilievo nella prima nota istruttoria), “anche nella nuova formulazione non appare rispettoso dei criteri di selezione delle candidature” in relazione a quanto previsto dal decreto sull’Abolizione del finanziamento pubblico.

In particolare secondo la De Petris, lo Statuto Cinque Stelle confligge con le modalità di selezione delle candidature così come previsto dal decreto.

A quel punto anche il presidente Salvatore Cacace, magistrato del Consiglio di Stato, ha parlato della “presenza di un aspetto nebuloso circa i requisiti per le autocandidature” nello Statuto dei Cinque Stelle mettendo in evidenza “il rinvio ad un regolamento per quanto riguarda le specifiche tecniche della presentazione” delle autocandidature. Un pasticcio fatto dai Cinque Stelle nel tentativo di sottrarsi ai numerosi ricorsi presentati in questi mesi, proprio sullo Statuto, dall’avvocato romano Lorenzo Borré, legale di diversi grillini espulsi.

A quel punto in Commissione è iniziato un lungo  dibattito se consentire ai Cinque Stelle di diventare partito politico o se chiedere di modificare nuovamente lo Statuto rendendolo, finalmente, in linea con i principi democratici.

D’Arrigo è tornato di nuovo a perorare la causa Cinque Stelle confermando la propria proposta di iscrivere il Movimento nel registro dei partiti “ritenendo lo Statuto in esame conforme a legge in quanto costituisce “riserva statutaria” e obiettando che “l’indicazione delle “modalità” di selezione dei candidati alle cariche rappresentative e non anche i “criteri” sostanziali di individuazione dei candidati medesimi”.

Il presidente della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, Amedeo Federici ha sollecitato a “trovare un punto di equilibrio sulle questioni” proponendo “di procedere con la votazione”.

Ma la De Petris ha continuato a obiettare che “l’articolo 5, lettera h dello Statuto Cinque Stelle “così come scritto non sia completamente satisfattivo di quanto prescritto”. Proprio uno dei punti che aveva rappresentato nei suoi ricorsi l’avvocato Borré.

Di qui la decisione di Laura De Petris di votare contro l’approvazione dello Statuto da parte della Commissione.

È in quel momento che i Cinque Stelle si salvano miracolosamente perché la consigliera Laura Cafasso, inizialmente contraria ad approvare lo Statuto M5S “supera – c’è scritto nel verbale arrivato al Secolo d’Italia dopo la richiesta di accesso civico – le iniziali obiezioni sul punto dopo il chiarimento fornito dal relatore ed esprime parere favorevole all’approvazione ritenendo che la disposizione normativa faccia riferimento alle “modalità” di selezione delle candidature e non anche ai “criteri” oggettivi di individuazione dei candidati”.

Una differenziazione giuridica che salva i Cinque Stelle e gli da accesso alla cassaforte con 12 milioni di euro del 2 per mille.

Poco serve che il presidente Cacace condivida “le perplessità della collega de Petris, ritenendo che l’istruttoria debba proseguire con la richiesta del compiuto adeguamento dello Statuto al metodo democratico con riferimento alle modalità di selezione delle candidature”.

Anche Cacace esprime “voto contrario all’approvazione dello Statuto” ma il presidente della Commissione, Federici “condivide la proposta del relatore ed esprime parere favorevole all’approvazione dello StatutoCinque Stelle.

A quel punto “la Commissione, con tre voti favorevoli e due voti contrari (presidente Cacace e consigliere de Petris) delibera l’iscrizione del Movimento 5 Stelle nel registro nazionale dei partiti politici”. E apre loro la strada ai fondi del 2 per mille.

Commenti

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  • Sergio Campioni 7 Luglio 2022

    che dire … MEDAGLIA D’ORO AI GRILLINI CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE : Tutto e il contrario di TUTTO …. fulgido esempio di SPREZZO DEL RIDICOLO !