Processo Vaticano, 200 i testimoni citati. Becciu: anche il broker Crasso conferma che sono estraneo ai fatti

22 Giu 2022 19:05 - di Silvio Leoni
Vaticano

Nel processo in Vaticano per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue sfileranno ben duecento testimoni.

È quanto emerso nel corso della ventiduesima udienza davanti al Tribunale del Vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone dedicata all’interrogatorio, l’ultimo, del broker Enrico Crasso.

Le udienze continueranno il 7 e l’8 luglio. Si dovrebbe andare avanti sino a metà luglio prima della pausa estiva.

Oggi in Aula, oltre a Crasso, anche il cardinale Angelo Becciu e il suo braccio destro, Fabrizio Tirabassi.

Becciu esulta perché le dichiarazioni di Crasso, secondo il porporato, confermano che egli è “estraneo a fatti contestati”, dalla magistratura vaticana.

Undici capi di imputazione non sono pochi, io mi auguro che questo Tribunale voglia rettificare la mia attività di gestire, non mi metta in condizione di pagare attività di altri soggetti”, dice in udienza Enrico Crasso, il broker che, per venti anni, ha gestito i fondi della Segreteria di Stato del Vaticano.

Nel secondo e ultimo interrogatorio davanti al Tribunale Vaticano nel processo legato allo scandalo finanziario per la compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue, Crasso ricorda come “durante gli ultimi cinque minuti dell’interrogatorio della Gendarmeria un signore mi disse: ‘Ma possibile che lei non ha un sassolino nella scarpa? Tutti qui hanno parlato male di lei. Indistintamente. Ma lei non ha niente da dire? Mi rendo conto che è vero il detto ‘tanti nemici tanti onori’, ma qui c’è in gioco la vita e la reputazione delle persone”.

“Non sono in grado e mai userò qualcuno. Io vorrei fare tante dichiarazioni… la mia vita è cambiata sono stato definito nelle chat ‘Crassus il vecchietto’ quello che ho capito è che sono stato un baluardo per la difesa della liquidità della Segreteria di Stato non un mezzo per frodare qualcuno”, si inorgoglisce Crasso che, durante l’interrogatorio, ha sostenuto: “non c’è un documento che provi che io con Torzi abbia studiato un piano per frodare la Segreteria di Stato , mio cliente per 26 anni“.

Quindi, parlando delle 550 pagine di chat, Crasso rileva come “non c’è un momento in cui si dice ‘Crasso mi ha chiesto soldi, mi voleva fare fare un contratto’. Nulla di nulla. Auguro a tutti di arrivare a 70 anni come ci sono arrivato io, mi chiedo dove sono finito, mi auguro che mi giudicherete per quello che ho fatto io e non per quello che hanno fatto gli altri”.

Riferendosi poi alla mail con la quale aveva accettato l’incarico di consulente nel 2017, Crasso ha detto che “la mail è stata una sliding door. È stato un errore andare a Londra il 20 novembre 2018”.

“Ancora una volta in udienza emerge come il cardinale Angelo Becciu non prese mai parte a confronti con i consulenti finanziari per le proposte di investimento”, sottolineano, al termine degli interrogatori di Crasso, gli avvocati difensori di Becciu, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, al termine dell’interrogatorio in Vaticano del broker Enrico Crasso nell’ambito del processo sullo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue.

“Il referente principale per tali attività della Segreteria di Stato fu – lo ha confermato anche Crasso monsignor Perlasca, Capo dell’Ufficio Amministrativo, di comprovata esperienza tecnica, che ‘aveva una sua visione degli investimenti’. Come è noto, la posizione di Perlasca è stata archiviata perché ritenuto in buona fede nello svolgimento dell’attività. Quello di oggi è un ulteriore contributo a conferma dell’assoluta estraneità del Cardinale ai fatti oggetto di verifica da parte del Tribunale, nella cui terzietà ed indipendenza si confida con piena serenità”, sottolineano Viglione e Marzo.

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