Oltre il 2 giugno e le ridicole polemiche sulla parata c’è l’importanza del concetto di Nazione

6 Giu 2022 17:32 - di Mario Bozzi Sentieri

Se c’è un argomento che dovrebbe suscitare ottimismo e qualche speranza, anche in tempi di crisi economica, questo è l’idea di Nazione. Perfino l’etimologia della parola, con questo suo richiamo alla “nascita”, la natio latina, invita a pensare positivo, suscitando idee e sentimenti  di  identità, di radicamento e di rinnovamento. La questione va evidentemente ben oltre le date canoniche, com’è stato il 2 giugno. Ma da lì, anche da lì, dalla Festa della Repubblica bisogna partire, visto il verminaio delle polemiche che hanno seguito la parata su Via dei Fori Imperiali. Di fronte alle famiglie festanti ed emozionate per le bande, i vessilli e lo sfilamento  dei reparti,  le polemiche sulla “retorica militare”, sul Paese in armi, sulla parata “anacronistica” confermano la lontananza di certi ambienti intellettuali dal vissuto, profondo e quotidiano, del Paese reale, dalla nostra Storia Nazionale, dal nostro essere italiani.

Il nostro essere Nazione e i valori che richiama

Questione da non sottovalutare.  In gioco – è di tutta evidenza – non ci sono “solo” le Forze Armate, il loro impegno, in tempo di pace e sugli scenari delle tante guerre che insanguinano il mondo. La questione è più sottile e  riguarda la sostanza del nostro essere Nazione, i valori che essa richiama. Mette in gioco le ragioni stesse del nostro stare insieme come Stato unitario e della nostra capacità di assumerci, sugli scenari mondiali, responsabilità che vanno ben oltre i confini nazionali. Con quale “cultura” condivisa vogliamo  muoverci ? Pensiamo di delegare tutto ai nostri soldati ? E’ una semplice  questione di armamenti e di addestramento?

Storie comuni e comuni linguaggi

L’idea di Nazione è certamente “proiezione” identitaria, ma è anche capacità quotidiana di   essere percepita nel cuore e nelle menti delle persone che la compongono. E’ qui che bisogna trovare la sostanza del nostro essere Nazione, che ha tutt’altro che un valore retorico, perché si fonda su storie comuni, su comuni linguaggi, su modelli di vita assimilabili, su simboli riconoscibili, che nessuno intende rinnegare. E questo perché la nostra Storia nazionale è  fatta di culture sovrapposte, di famiglie intrecciate nel complesso viaggiare tra Sud e Nord, tra cognomi che si mischiano e sfumano l’originaria appartenenza, tra usi e storie che si confondono.

Nella sfilata militare c’è la nostra Italia

Proviamo a sentire e a vedere, anche in una sfilata militare,  questa nostra Italia, cercando di scoprire tutto ciò che ci unisce in termini suggestivi, di “immaginario collettivo”. E pensiamo ad un’Italia che si “ritrova” anche a partire da un volontarismo, popolare e giovanile, che innerva tutta la nostra Storia nazionale: dal Risorgimento (da quello di Goffredo Mameli, autore de Il Canto degli Italiani a quello garibaldino), fino alla Prima Guerra Mondiale ed oltre.  Storia di sacrifici e di caduti, ricordati dal monumento del Milite Ignoto fino alle migliaia di cippi e lapidi, che segnano l’intera Penisola, dalla Capitale ai più piccoli centri.

Il senso di un percorso unitario

Questa memoria non esclude   l’Italia della solidarietà e dell’abnegazione, sperimentata durante l’emergenza Covid, quella solidarietà, rappresentata dai camici bianchi e dal mondo del volontariato, che  ha sfilato il 2 giugno. La rinsalda piuttosto, laddove l’ identità nazionale nasce dalla “fisicità” del nostro essere, ancor più che dal nostro “pensarci” italiani. E’ proprio a partire dalla nostra “complessità” che troviamo il senso di un  percorso unitario. Magari non sempre ne siamo consapevoli, ma nessuno è disposto a ripudiare tanti esempi e tante storie, perché essi fanno  parte di noi.

2 Giugno: cresce la consapevolezza

Una data come quella del  2 giugno,  può aiutarci a fare crescere questa consapevolezza. Anche quando è “ibrida”, come qualcuno ha definito la sfilata del 2 giugno, avendo però al centro il rispetto per le nostre tradizioni militari, l’impegno dei nostri soldati, l’orgoglio di un’appartenenza patriottica che sa coniugarsi, oggi, con i testimoni di un nuovo volontarismo civile. Anche di atti simbolici ha bisogno una Storia, particolarmente quando è così ampia e complessa qual è quella italiana. Importante è non trasformare la valorizzazione della nostra memoria,  in una celebrazione scontata.    Non è evidentemente questo il senso di una data, di una festa,  quanto piuttosto una rinnovata presa di coscienza sul nostro percorso unitario e sull’essenza dell’italianità. Ed anche un atto di volontà collettiva: “riconquistare” la Nazione, per ritrovare in essa nuovo slancio sulla via del domani, convinti che comunque il futuro appartiene a chi ha la memoria più lunga. Ivi compresa la nostra memoria militare. Con buona pace di chi la considera anacronistica e retorica.

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