La risoluzione di maggioranza punto per punto: così il M5S si fa fare “fesso e (forse) contento”

21 Giu 2022 18:27 - di Sveva Ferri
risoluzione maggioranza

È arrivato a dibattito già in atto, quando ormai davvero non rimaneva più tempo, l’accordo sulla risoluzione di maggioranza per le comunicazioni di Mario Draghi in vista del Consiglio Ue. Un lavoro frenetico, durato ore e ore e ripetutamente annunciato come prossimo alla conclusione, che alla fine ha portato a un testo in dieci punti, che ricalca in tutto il discorso del premier, ma che  contempla anche un contentino al M5S, con la richiesta che il governo riferisca in aula in vista di summit internazionali e nell’eventualità di invio di forniture militari a Kiev. Passaggio inserito comunque nell’ambito del decreto Ucraina approvato nei primi giorni di guerra. Alla fine la risoluzione è passata con 219 sì, 20 no e 22 astenuti.

Il Pd ridicolizza il M5S: «Servivano 5 minuti, ma dovevano romanzare»

Durante il dibattito in aula, Pierferdinando Casini, il primo a intervenire dopo le dichiarazioni di Draghi, ha definito tutto il gran lavorio intorno alla risoluzione un «teatrino incomprensibile»,  introdotto come «pretesto per discutere di altre cose». Un concetto che in altri termini ha ribadito anche dal senatore Pd Andrea Marcucci, che ha seguito passo passo i lavori segnati dai patemi M5S. «È finito il tempo dell’ammuina, bene che la maggioranza abbia trovato accordo su risoluzione. Si poteva raggiungere in 5 minuti e non in 10 ore, però c’era qualcuno che aveva bisogno di “romanzare”», ha scritto su Twitter, sottolineando che il risultato è che «il governo ha ruolo e titolo per rappresentarci in Europa».

Ciriani: «FdI non sarà la stampella di questo governo»

A chiarire che, però, quell’ammuina non si cancella con il colpo di spugna di un accordicchio ci ha pensato il capogruppo di FdI al Senato, Luca Ciriani, sottolineando che lo spettacolo andato in scena sulla politica estera indebolisce ulteriormente il governo, che si ritrova con un ministro degli Esteri di fatto sfiduciato dal suo stesso partito, il tutto per giungere poi a un testo che è poco più di un temino. «Non siamo e non saremo, a maggior ragione da oggi, la stampella a questo governo», ha quindi avvertito Ciriani.

La risoluzione di maggioranza punto per punto

Con la risoluzione di maggioranza, si legge nel testo, il Senato impegna il governo, al primo punto, a «esigere, insieme ai partner europei, dalle Autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale».

Al secondo punto, in cui si fa riferimento alla visita a Kiev di Draghi e degli altri leader europei, si chiede un rafforzamento del ruolo diplomatico dell’Europa, nel quadro multilaterale, per arrivare a «un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale». Al terzo punto si chiede di «garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Ue e dall’Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace».

Il contentino al M5S, solo dopo il diritto dell’Ucraina a difendersi

Finalmente al quarto punto, e dunque solo che è stato ribadito il diritto degli ucraini a difendersi, si arriva alla questione posta dal M5S. Il Senato, prosegue infatti la risoluzione, impegna il governo «a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari».

La maggioranza chiede a Draghi di fare ciò che ha già detto che farà

Il testo passa poi a ricalcare il discorso di Draghi. Si parla del tema della sicurezza alimentare, dei corridoi per il grano e dello sminamento dei porti chiedendo interventi bilaterlai e multilaterali, con il coinvolgimento di Onu, Ue e G7 e della questione del supporto delle domande di adesione all’Ue dell’Ucraina e degli altri Paesi. Seguono poi l’impegno per la «revisione puntuale della governance economica che modifichi radicalmente il Patto di Stabilità e Crescita al fine di favorire gli investimenti e la coesione sociale», per la definizione di strumenti fiscali comuni europei per far fronte alla crisi economica provocata dalla guerra e dalle sanzioni e per la necessità di «rendere esecutivi i progetti che sostanzino l’“autonomia strategica europea” per ridurre le dipendenze dell’Ue in settori cruciali».

Infine, si chiede al governo di «finalizzare le iniziative di RePowerEU» per la diversificazione delle fonti energetiche; l’utilizzo dei fondi del Pnrr per le rinnovabili; il tetto ai prezzi del gas. Infine, al decimo punto, la risoluzione impegna il governo a «dare seguito al dibattito sulle proposte adottate dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa, con l’obiettivo di rafforzare l’azione dell’Unione europea». Insomma, impegna Draghi a fare ciò che ha già detto che farà, con quell’unica concessione sul maggior coinvolgimento del Parlamento rispetto alla quale il premier ha risposto indirettamente ricordando di avere già un pieno mandato ad agire.

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