Delitti di Sarzana, l’uomo fermato nega tutto. Ma gli inquirenti parlano di “gravi indizi”. Ecco quali

8 Giu 2022 9:17 - di Greta Paolucci
Delitti di Sarzana

Delitti di Sarzana: le due vittime picchiate, uccise e abbandonate in quella striscia di terra al confine tra Liguria e Toscana. È questo il “filo rosso” da cui partono i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale della Spezia e della Compagnia di Sarzana, coordinati dalla procura della Spezia, nelle indagini sui due omicidi che nelle scorse ore hanno insanguinato quella zona. Quello di Navila Pjetri, prostituta 35enne, trovata senza vita alle 2 di notte di domenica scorsa, nei pressi del torrente Parmignola. E quello di Carlo Bertolotti, un 43enne transessuale residente ad Aulla (MS), il cui cadavere è stato trovato nascosto tra i rovi, poco distante dal luogo del rinvenimento del primo.

Delitti di Sarzana, il sospettato fermato nega tutto

Le due inchieste procedono separatamente, ma in parallelo. Proprio nel fermo di un pregiudicato di Carrara, Daniele Bedini, allora – un artigiano 32enne residente in Provincia di Massa Carrara –, sul quale gli inquirenti avrebbero raccolto «gravi indizi» in relazione all’omicidio della vittima albanese, convergerebbero sospetti, riscontri e attenzioni investigative. Il provvedimento di fermo del sospetto è arrivato a conclusione dei riscontri raccolti nel corso delle prime indagini. La vicenda si trova tuttora nella fase delle indagini preliminari. Nel frattempo proseguono gli accertamenti di Carabinieri e Polizia sul secondo omicidio verificatosi nelle campagne di Sarzana ai danni del 43enne residente ad Aulla (Massa Carrara). Vicenda sulla quale sono in corso verifiche su eventuali punti di contatto con il primo delitto.

Gli inquirenti: contro di lui «gravi indizi»

Punti di contatto che emergono praticamente sin dai primi passi delle inchieste: i corpi delle due vittime trovati a distanza di due giorni nella stessa zona. Il loro profilo, che li vuole entrambi legati al mondo delle prostituzione. I bossoli di una calibro 22 ritrovati vicino ai cadaveri. Il sospettato fermato per il primo omicidio, intanto, si  dichiara «del tutto estraneo ai fatti». Ma, al tempo stesso, finisce nel mirino anche per il secondo delitto, con la Procura, i carabinieri e la polizia che da tre giorni lavorano incessantemente su rilievi. Incroci. Ipotesi omicidiarie.

La pistola del padre rubata forse l’arma dei delitti?

Infatti, «gravi indizi» peserebbero «contro di lui», sostengono i carabinieri diretti dal colonnello Andrea Fabi. E come riferisce in queste ore la Repubblica in una servizio dedicato al caso, «secondo la pm di La Spezia Monica Burani, l’artigiano ha aggredito e ucciso con due colpi di calibro 22 la donna, dopo averla caricata in auto mentre si prostituiva davanti a un distributore di benzina. Per farlo avrebbe usato la pistola del padre, falegname, che proprio pochi giorni fa ne aveva denunciato la scomparsa. Bedini, con precedenti per rapina, droga e ricettazione, è stato bloccato ieri mattina e portato in caserma a Sarzana».

Delitti di Sarzana, il sospettato fermato nega ogni addebito

Dal canto suo, tramite il proprio legale, il sospetto nega ogni addebito. Non ha ammesso di aver ucciso la prostituta albanese, di averle sottratto borsa e cellulare, e poi di averla buttata nel greto del torrente Parmignola, a Marinella di Sarzana. Sottolineando contestualmente come il furto della pistola individuata come l’arma del delitto sia stato regolarmente denunciato. E come, al momento, risulti solo compatibile con i proiettili trovati accanto ai cadaveri. Intanto, mentre le indagini procedono, è attesa per le prossime ore l’udienza di convalida del fermo.

Le ricostruzioni degli investigatori

Indagini ora legate al ritrovamento di una seconda vittima, uccisa come la prima con un’arma da fuoco, di piccolo calibro. E sulla sua auto, abbandonata poco distante, in una zona dove la vittima spesso si prostituiva, ci sono due bossoli compatibili e macchie di sangue. Una delle ipotesi, suggestive, ma non ancora confermata, è che Bedini abbia aggredito Nevila, forse per derubarla. E che Bertolotti abbia visto qualcosa di troppo. E lo abbia scontato con la vita…

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