Auto elettrica, Giorgetti: «Una scelta ideologica, ora le nostre industrie rischiano l’eutanasia»

10 Giu 2022 15:29 - di Sara De Vico

L’obbligo dell’auto elettrico non è passato senza polemiche. Lo spirito green che animerebbe la scelta europea non convince. Il voto europeo sull’auto elettrica? “Una grande delusione, una scelta ideologica”, dice il ministro Giancarlo Giorgetti intervistato dal Messaggero. “Perché il destino dell’auto non è solo elettrico. A meno che non si voglia fare un regalo alla Cina che su questo fronte è davanti a tutti”. Parole chiare quelle del ministro leghista dopo lo stop del Parlamento europeo alle auto a benzina e metano entro il 2035.

Auto elettrica, Giorgetti: un voto ideologico

Non è sorpreso, però. “Ho sperato fino all’ultimo che prevalesse, in certi deputati di area di centrosinistra, la preoccupazione per le ricadute negative sull’occupazione. Così non è stato, purtroppo”. Secondo Giorgetti è mancata la consapevolezza del momento che stiamo vivendo. “Di fronte alla sacrosanta ricerca di un mondo ambientalmente compatibile non sono state prese in considerazione le richieste per percorsi più lenti. Che ci consentissero di affrontare meglio questo delicato passaggio verso il green. Che la guerra in Ucraina sta inasprendo ancora di più».

La nostra industria rischia l’eutanasia

Giorgetti ha come soluzione la cosiddetta “neutralità tecnologica”. “Credo che la giusta visione della de-carbonizzazione vada calata nella nostra realtà. La transizione ambientale deve tener conto anche delle ricadute sociali ed economiche. Su tutte le filiere altrimenti il futuro è l’eutanasia della nostra industria. L’impostazione europea vuole imporre ritmi e ideologie che impattano negativamente su alcuni paesi come l’Italia. La Germania e la Francia”.

Il pacchetto green del ministero dello Sviluppo

Che fare? “Abbiamo strumenti validi per dare una risposta alle conseguenze negative sulla nostra industria dell’automotive. Ci sono le misure del Pnrr, lo sviluppo del mondo delle batterie, l’industria 4.0. Voglio anche sottolineare che come Ministero abbiamo sottoposto da tempo le nostre proposte per la riconversione industriale dell’automotive agli altri ministri”. Il ministro dello Sviluppo ha individuato due strumenti: contratti di sviluppo in una percentuale maggiore. E accordi di innovazione per gli incentivi per gli investimenti per insediamento, riconversione, riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili delle imprese del settore automotive.

Si rischia di fare un regalo alla Cina

Oltre agli incentivi servono anche il coraggio e l’intraprendenza degli imprenditori. Morale: sbagliato puntare tutto sull’elettrico, continua dal Messaggero. “È una visione ideologica, miope che ignora la realtà industriale dell’Italia. Se accadesse davvero questo vorrebbe dire consegnare a alcuni paesi asiatici anche il settore dell’automotive”. I tempi dettati dal Parlamento europeo rischiano di spiazzare l’industria italiana, non ancora pronta, a vantaggio di alcuni paesi asiatici. Cina in primis, che hanno già una filiera collaudata sull’elettrico.

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