Anziana si rompe una gamba ma il 118 la porta in un ospedale sbagliato: ortopedia chiusa
La disavventura di un’anziana signora romana è l’emblema del fallimento dei nuovi protocolli prevedono che gli ospedali siano scelti in base all’affollamento e non alle specialità. Così una donna che si è rotta una gamba è finita al Casilino, dove ortopedia era chiusa. E’ di pochi giorni fa la nuova trovata. Ares – il servizio regionale per il trasporto di emergenza – impone agli autisti di recarsi all’ospedale che fa più comodo: quello in cui non c’è l’affollamento di ambulanze fuori dal Pronto Soccorso. E così i romani non possono usufreure neanche del diritto di essere portati dove c’è bisogno. Salvare le vite diventa una procedura oberata dalla burocrazia, grazie al servizio di “Assistenza al soccorso”.
La nuove norme allucinanti del servizio per il trasporto di emergenza
La vicenda raccontata nella cronaca romana di Repubblica grida vendetta. “Nella notte tra mercoledì e giovedì un’anziana signora con una frattura del femore, soccorsa a pochi minuti di distanza dal Policlinico Tor Vergata è stata dirottata al Policlinico Casilino, a diversi chilometri di distanza. Tor Vergata sarebbe stato l’ospedale più idoneo a trattare la paziente, dato che ha al suo interno un presidio ortopedico attivo 24 ore su 24. Lo spiega al quotidiano Massimiliano Scermino, barelliere di Ares 118 e sindacalista dell’Ugl. Proprio lui si trovava a bordo del mezzo che ha preso in carico la signora ultraottantenne. Il team dell’ambulanza si è trovato costretto a rivolgersi alla Centrale Operativa e al servizio di ” Assistenza al soccorso”: “dopo un fiume di domande (e conseguenti ulteriori attese), l’operatore dall’altro lato della cornetta ha optato per il presidio considerato in quel momento meno a rischio blocchi. Peccato che al Casilino l’ortopedia sia chiusa dalle 20 alle 8 del mattino.
L’ambulanza costretta ad andare nell’ospedale “più comodo”
“Non abbiamo potuto fare altro che portarla lì, mentre urlava dal dolore”, ha raccontato Scermino. E’ atroce, inaccettabile solo il pensiero che una anziana fragile e contusa abbia dovuto attendere tutta la notte prima di essere visitata da un ortopedico. “Con questo nuovo protocollo il nostro lavoro diventa quello di una sorta di servizio taxi, per nascondere la polvere sotto al tappeto. Il vero dramma è la carenza di mezzi”. Funziona così. « A fini della scelta dell’ospedale di destinazione – recita la nota datata 7 giugno che porta la firma del direttore della Centrale Operativa Ares Lucia De Vito – per i pazienti soccorsi in emergenza- urgenza non risultano rilevanti né la disponibilità di posti letto per ricovero, né la disponibilità di specialistiche diverse dall’ostetricia/ginecologia, dalla pediatria, all’Spdc (Servizio psichiatrico» . Speranza dovrebbe tenere a mente quanto succede e provvedere come dovrebbe fare un ministro che si rispetti.