Torino, Damilano lascia il centrodestra. Il leghista Molinari: «Non ha ancora digerito la sconfitta»
Una defezione a scoppio ritardato. Non c’è davvero altro modo per definire la decisione di Paolo Damilano, già candidato del centrodestra a Torino lo scorso anno, di mettersi in stand-by, «in attesa di capire – si legge in una nota – quali saranno le evoluzioni politiche dei prossimi mesi». Damilano, che per l’occasione aveva fondato il movimento civico “Torino Bellissima“, attacca non meglio precisate «derive populiste improvvisate, comprese quelle che affliggono parte di questo centrodestra». Ragion per cui, annuncia che il suo movimento «prosegue autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese». Tutto legittimo, ci mancherebbe.
Paolo Damilano era stato candidato a sindaco
Quel che però non torna è perché di tutto questo (ha elencato questioni come «vaccini», «green pass», «diritti», cui ha imputato la propria sconfitta elettorale) Damilano se ne ricordi solo ora. È vero che il fondatore di Torino Bellissima addossa al centrodestra anche altre responsabilità. Non ultima la difficoltà a trovare un accordo sulle candidature di Roma e Milano nella campagna elettorale coeva di quella della sua città. La sensazione è che ce l’abbia soprattutto con la Lega. Non per caso parla di «quadro politico desolante» a proposito della scarsa unità mostrata durante l’elezione del presidente della Repubblica, sottolineando – per venire ai giorni nostri «tentennamenti in politica estera, come se fosse possibile mettere oggi in discussione la posizione atlantista ed europeista dell’Italia».
Zangrillo: «Sono molto sorpreso»
Com’era prevedibile, la nota di Damilano ha scosso il centrodestra sotto la Mole. Il coordinatore piemontese di Forza Italia Paolo Zangrillo si è detto «molto sorpreso» della decisione dell’ex-candidato. «Non lo sento da nove mesi. È un fulmine è ciel sereno». Per poi aggiungere: «Temo che non abbia ancora metabolizzato la sconfitta». Sorpreso è anche il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari, che ricorda la «vicinanza» di Damilano a Salvini e alla Lega, «manifestata anche in tempi recenti». Per concluderne amaramente che «la riconoscenza è sempre la virtù del giorno prima».