Stoltenberg punzecchia Putin: «Voleva meno Nato ai suoi confini. Ha scatenato la guerra, e ne avrà di più»

24 Mag 2022 18:59 - di Lorenza Mariani
Stoltenberg Putin

No ci gira neanche troppo intorno, il il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. E al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, nel plaudere alla «storica di Finlandia e Svezia di chiedere l’adesione all’Alleanza atlantica», commenta provocatoriamente: «Quando il presidente russo Vladimir Putin ha presentato alla Nato, nel dicembre scorso, un “ultimatum” in cui chiedeva “un trattato giuridicamente vincolante per riscrivere l’architettura della sicurezza in Europa”. E “di porre fine all’allargamento della Nato”, voleva “meno Nato” ai suoi confini. Ha scatenato una guerra: ora ottiene più Nato ai suoi confini e più Paesi membri dell’Alleanza».

Stoltenberg e il discorso provocatorio su Putin dal palco di Davos

Non solo. Nella sua conclusione poi, Stoltenberg si toglie anche un ultimo sassolino dalla scarpa sottolineando come, in ultima analisi, «la decisione di Finlandia e Svezia dimostra che la sicurezza europea non sarà dettata dalla violenza e dall’intimidazione». Una disamina tutt’altro che asettica e puramente diplomatica, quella di Stoltenberg, che nel suo intervento non a caso non manca di sottolineare come, invadendo l’Ucraina, il presidente russo «ha fatto un grosso errore strategico. Perché uno dei suoi obiettivi dichiarati era di prendere Kiev, decapitare il governo. E controllare il Paese».

Stoltenberg, l’errore strategico di Putin: voleva meno Nato ai confini, se ne ritrova di più…

Poi però, prosegue il segretario generale della Nato, «è stato costretto a ritirare le sue forze da Kiev e dal nord del Paese. Mentre sue truppe sono state respinte dalla regione di Kharkiv». Un”operazione speciale che le stragi e gli eventi bellici hanno da subito accreditato come una vera e propria offensiva bellica, spietata e continua, che prosegue nel Donbass… Dove, incalza Stoltenberg, l’attacco «si sta sviluppando lentamente». Una lettura della cronistoria su cui il segretario Nato si affretta (beffardamente) anche a precisare: «Non sto predicendo il risultato della guerra, questo non può farlo nessuno. Ma è chiaro che la Russia non ha raggiunto i suoi obiettivi. Doveva essere un’operazione militare breve», rimarca a dovere l’oratore in Svizzera, ma si è rivelata invece «una guerra lunga e costosa per la Russia».

«Quando la Russia ha invaso l’Ucraina la Nato pronta»

Un conflitto nel quale, puntualizza Stoltenberg, «non ci sarà alcun “coinvolgimento diretto” dell’Alleanza. Anche se aiuterà gli ucraini a “difendersi” dall’aggressione russa», ribadisce con vigore il segretario generale Nato. Che poi aggiunge anche: «Possiamo essere stati scioccati dalla brutale invasione russa dell’Ucraina. Ma non dovremmo esserne sorpresi. L’invasione è stata uno degli atti di aggressione militare meglio previsti di sempre. Dalla prima invasione dell’Ucraina nel 2014, la Nato si adatta e si prepara», ha spiegato ancora. Aggiungendo: «Quando la Russia ha invaso l’Ucraina ancora quest’anno, la Nato era pronta. E abbiamo dispiegato forze aggiuntive sul versante orientale dell’Alleanza». Infierendo nel suo discorso anche con un’ultima stoccata: «Le “massicce sanzioni” imposte contro la Russia dagli alleati Nato e dall’Ue «ci ricordano che non dovremmo barattare gli interessi di sicurezza a lungo termine, con interessi economici di breve periodo»…

Il messaggio di Stoltenberg rivolto a Putin e tra le righe anche alla Cina…

La guerra in Ucraina, ha affermato quindi il segretario generale della Nato, dimostra che «le relazioni con regimi autoritari possono creare vulnerabilità». Come «affidarsi troppo all’importazione di commodities chiave, come l’energia» – assesta il colpo non proprio in punta di fioretto Stoltenberg –. O come i rischi legati all’esportazione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale». Un discorso fatto a nuora perché suocera intenda, che l’oratore norvegese no  a caso allarga anche ad altri soggetti. «Si tratta della Russia, ma anche della Cina – prosegue infatti –. Un altro regime autoritario che non condivide in nostri valori e che mina l’ordine internazionale basato sulle regole. Il commercio internazionale ha senza dubbio portato grande prosperità. Ma dobbiamo riconoscere che le nostre scelte economiche hanno avuto conseguenze per la nostra sicurezza. La libertà è più importante del libero commercio. La protezione dei nostri valori – ha concluso Stoltenberg – è più importante del profitto». E a buon intenditor…

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