“Quell’Italia era sovrana…”. Stefania Craxi e l’eredità di Bettino: il clamoroso “no” agli Usa a Sigonella

18 Mag 2022 19:00 - di Lucio Meo

“L’Italia di Sigonella era un Paese nel quale vigeva il primato della politica, quello che con la caduta della Prima Repubblica è venuto meno con le conseguenze che possiamo osservare. Quella notte l’Italia divenne sovrana, oggi è difficile dire che lo sia…”, disse qualche tempo fa Stefania Craxi, oggi designata come presidente della Commissione Esteri del Senato in sostituzione del “putiniano” Petrocelli e non senza polemiche e veleni nella maggioranza. In tanti si chiedono, adesso, se la figlia di Bettino seguirà la “dottrina Sigonella” che il padre inaugurò, nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1985, nella base Usa vicino Catania, con un pesantissimo “no” agli Stati Uniti, allora guidati da Ronald Regan. Stefania Craxi guiderà la Commisione Esteri, e il raccordo con l’azione del premier pressato da una maggioranza che gli chiede sempre più di “smarcarsi” dalla linea “guerrafondaia” di Biden su Russia e Ucraina: seguirà la linea “sovranista” o  quantomeno “non telecomandata” di papà Bettino o si limiterà a svolgere il compitino politico atlantista?

Stefania Craxi, Bettino e quella notte a Sigonella

Cosa accadde in Sicilia quella notte? Tutto inizia il 7 ottobre 1985 quando la nave da crociera italiana Achille Lauro, che si apprestava a lasciare le acque egiziane per approdare in Israele, fu sequestrata da quattro terroristi palestinesi armati che si erano introdotti a bordo con falsi passaporti. I terroristi minacciarono ripetutamente di uccidere un passeggero ogni tre minuti, iniziando dai cittadini americani. Venne quindi ucciso e gettato in mare, Leon Klinghoffer, un cittadino americano paraplegico. Ma ci fu una trattativa e i terroristi, in cambio della fine dell’azione, furono sbarcati a Porto Said grazie alla mediazione del leader dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) Abbu Abbas, con l’autorizzazione del governo italiano.  a far arrendere i terroristi promettendo loro una via di fuga diplomatica verso un altro paese arabo.

Il confronto tra i soldati italiani e americani sulla pista

A quel punto il governo del Cairo requisì un aereo civile, un Boeing 737 delle linee aeree egiziane, per trasferire i terroristi in Tunisia, ma il velivolo fu intercettato nel Mediterraneo da alcuni caccia americani che lo dirottarono verso la base aerea americana di Sigonella, in violazione degli accordi presi dall’Olp con le autorità italiane. Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1985, il Boeing toccò la pista d’atterraggio di Sigonella, mentre Italia e Usa si fronteggiavamo sulla pista, con colloqui tesissimi tra il governo Reagan e quello Craxi.  Le immagini dell’aereo egiziano circondato da un anello dai carabinieri italiani, a loro volto circondati da soldati americani, fecero il giro del mondo. Il Presidente del Consiglio di allora, Bettino Craxi, disse “no” alle richieste degli Usa di lasciargli Abu Abbas e uno dei terroristi ospitati a bordo dell’aereo, sostenendo,  successivamente, come del resto l’Egitto, di non sapere nulla dell’americano ucciso. Quello scontro costò caro, politicamente, a Craxi, molto prima di Tangentopoli. Quell’aereo decollò poi alla volta di Ciampino.

I terroristi poi “consegnati” da Craxi in Egitto furono successivamente arrestati e condannati.

Stefania Craxi presidente della Fondazione Craxi, in questo video presneta il documentario storico sulla crisi di Sigonella in onda su Telequattro.

 

 

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