Rimase incinta dell’allievo 14enne, l’Appello conferma 6 anni e 5 mesi alla donna di Prato
La Corte d’Appello di Firenze ha confermato, ad eccezione dell’imputazione per la violazione di domicilio, la pena per la donna di Prato condannata per violenza sessuale su minore e violenza sessuale per induzione. L’operatrice sanitaria, che all’epoca dei fatti aveva 29 anni e dava lezioni private di inglese a un 14enne, del quale è poi rimasta incinta, dovrà scontare 6 anni, 5 mesi e 15 giorni. Assolto, invece, il marito, condannato in primo grado per aver riconosciuto il bimbo nato nell’agosto del 2018 dalla relazione col minore, pur sapendo che non era suo.
La difesa annuncia il ricorso in Cassazione
«Avevamo già preannunciato che era un processo che si gioca su tre gradi di giudizio, a prescindere da quello che sarebbe stato l’esito. Siamo convinti della bontà della nostra ricostruzione e prepareremo il ricorso per Cassazione quando ci saranno le motivazioni», ha commentato l’avvocato della donna, Mattia Alfano, esprimendo comunque soddisfazione per l’assoluzione del marito della sua assistita. La difesa, che in apertura dell’udienza si era detta «fiduciosa», ammettendo che la donna «ha fatto pressioni», aveva puntato sul fatto che l’operatrice sanitaria «cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività», non sessualità, mentre «l’allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta».
La tesi difensiva: la donna cercava affetto, il ragazzo non era “imberbe”
Dunque, per l’avvocato Alfano, difensore della donna insieme all’avvocato Massimo Nistri, «non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata». Poi, ricordando che la donna «si è sottoposta volontariamente a un supporto psicologico e si sta facendo curare», gli avvocati hanno sottolineato che «la parte offesa ha continuato poi a cercare rapporti con altre coetanee, a dimostrazione che non ha avuto la sessualità devastata». «Questo processo – ha aggiunto – paga lo scotto che l’imputata è donna e quello che viene considerato accettabile eticamente per un uomo, un rapporto consenziente con una 14enne, viene considerato devastante laddove invece sia una donna».
I legali della famiglia: «Lei sperava di rimanere incinta, per il 14enne esperienza terribile»
Totalmente diversa la ricostruzione dell’avvocato Roberta Roviello, legale di parte civile della famiglia del ragazzo. La donna, ha detto Roviello, «ha di fatto sequestrato la vittima, tra l’altro figlio di una sua amica. Lo ha legato a sé e ha sperato di rimanere incinta, vero è che era delusa di un primo esito negativo del test di gravidanza e lo ha poi ripetuto a una settimana di distanza». «Ha fatto vivere a un ragazzino di 14 anni 20 mesi di angoscia. Non è stata una violenza singola. La donna – ha aggiunto il legale – gli ha fatto vivere un’esperienza sessuale non confacente alla sua età. Ed è evidente l’invadenza dell’imputata, la sua imposizione e l’induzione a esperienze sessuali non confacenti alla sua età. La vita del ragazzino è stata travolta – ha ribadito l’avvocato – così come quella della sua famiglia, vero è che nelle more i genitori si sono separati. Quel bambino per il 14enne era e sarà un macigno, ma anche – ha aggiunto l’avvocato Roviello – la terribile vicenda vissuta lo sarà per sempre».