Gratteri spara a zero contro Draghi e Cartabia: hanno proposte contro la mafia?

28 Mag 2022 18:13 - di Paolo Lami
Gratteri

Con l’ironia tagliente che, da sempre, lo contraddistingue, il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, da 30 anni sotto scorta, spara a palle incatenate contro Draghi e Cartabia criticandone le posizioni ambigue sui temi della giustizia e della sicurezza, soprattutto in relazione al disimpegno nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie.

L’occasione per fare a pezzi il residuo di credibilità e reputazione del governo Draghi e dei suoi ministri è il convegno dal titolo “Le mafie ai tempi dei social”, organizzato da Fondazione Magna Grecia e ViaCondotti21 andato in onda in diretta streaming su LaCNews24.

Non è certo la prima volta che Gratteri, considerato dal potere un magistrato scomodo è fastidioso per i suoi modi franchi, spicci e diretti nel dire ciò che pensa senza seguire i riti dei salamelecchi e delle ipocrisie istituzionali di facciata, prende di petto il governo o qualche partito.

E dunque l’incipit di Gratteri al convegno sulle mafie ai tempi dei social è devastante: “Nel suo discorso di insediamento Draghi non ha detto una sola volta la parola mafia. Ha un piano? Una visione? Vorremmo sapere se ha delle proposte per contrastare le mafie – si chiede Gratteri. – Ma credo che la giustizia e la sicurezza non interessino questo governo e che Cartabia non sia il ministro che serviva all’Italia. Appena nominata ha incontrato il Garante dei detenuti e Nessuno tocchi Caino, i magistrati li ha incontrati dopo un mese. Non cambia nulla? Forse. Ma la forma è sostanza. E questo fa capire l’indirizzo di questo governo“.

Hanno trovato più di 28 milioni di euro per costruire le Case dell’Amore, un luogo dove i detenuti possono incontrarsi per 24 ore con moglie, marito e amanti – ha detto Gratteri polemizzando con la scelta ideologica del governo Draghi. – Avete idea dei messaggi che possono essere mandati all’esterno grazie a questa idea? Questo abbiamo portato a Palermo nel 30esimo anniversario della strage di Capaci, quando tutta la politica è andata a onorare Falcone, le Case dell’Amore“.

“Le mafie – avverte il magistrato da sempre obiettivo numero 1 della ‘ndrangheta – oggi sono mimetizzate nel tessuto sociale ed economico, ma non esisterebbe la mafia senza la relazione con le classi dirigenti, sarebbe criminalità comune. La mafia ha bisogno del territorio e del consenso popolare, il boss ha bisogno di pubblicità, è un imprenditore. Così la ‘ndrangheta si è presa la Calabria e un quarto di Milano. Certe cose bisogna dirle. Io mi sono creato una vita da recluso, ma sono libero di dire quello che voglio perché non appartengo a nessuna corrente. Il silenzio è complicità“.

“Proprio nei giorni scorsi ho indirizzato al ministro Cartabia una interrogazione sullo scandaloso stanziamento di 28 milioni di euro per costruire le casette dell’amore, per consentire ai detenuti di fare sesso. Ancora una volta – ricorda il segretario della Commissione parlamentare Antimafia, la parlamentare di FdI, Wanda Ferro, ora candidata sindaco di Catanzaro – in tema di Giustizia emergono quali non siano le priorità del governo: non rendere più veloci i processi, non assicurare la certezza della pena, non costruire nuovi istituti penitenziari per evitare il sovraffollamento, non potenziare gli organici della polizia penitenziaria e arginare il fenomeno delle aggressioni e delle tensioni nelle carceri. Non contrastare le organizzazioni criminali”.

“E’ ancora una volta evidente che la troppa attenzione alle garanzie da assicurare agli indagati fa perdere di vista i diritti delle vittime dei reati. Basti pensare all’ergastolo ostativo – riflette Wanda Ferro – un pilastro della nostra legislazione antimafia ispirata da Giovanni Falcone, che nega i benefici penitenziari ai condannati per mafia che non collaborano con la giustizia: cancellarlo significa togliere ai magistrati uno strumento decisivo nella lotta alle organizzazioni mafiose”.

“E’ paradossale che si faccia appello ai diritti costituzionali per chi ha dichiarato guerra allo Stato. Assistiamo ad un continuo arretramento dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata, a partire dalle scarcerazioni dei boss con il pretesto del covid, passando per l’abolizione dell’ergastolo ostativo, fino alla riforma Cartabia che, con l’introduzione della cosiddetta improcedibilità, si trasforma in una scure sul numero di processi che potranno arrivare a sentenza”.

Al convegno  “Le mafie ai tempi dei social” hanno partecipato studiosi ed esperti di criminalità organizzata. Il generale Pasquale Angelosanto, Comandante dei Carabinieri del Ros ha raccontato come alcuni esponenti del clan degli Scissionisti di Secondigliano siano stati catturati grazie alle loro attività su Facebook e di come, tra le mafie italiane, la Camorra sia la più incline a mostrarsi sui social: “È costruzione del consenso – ha detto – un modo per costruirsi un’immagine vicina alla gente“.

Anche Alessandro Barbera, Comandante Scico della Guardia di Finanza, ha parlato dei cambiamenti degli ultimi anni: “Le mafie hanno cambiato volto e si sono mimetizzate, sono silenti e opache. Ma guai a pensare che siano sparite. Ci sono. E noi lo dobbiamo gridare forte”.

“La mafia oggi è stata indebolita dai processi e dalla cattura dei grandi latitanti, oggi la ‘ndrangheta è quello che Cosa Nostra era 30 anni fa. È potentissima. La Camorra invece è magmatica, non ha vertice, è più complicato sconfiggerla – ha detto il Prefetto Francesco Messina, Direttore Anticrimine della Polizia di Stato – La soluzione è solo una: attaccare i patrimoni. Se togli i soldi alle mafie non pagano più gli avvocati, non pagano più gli stipendi. Bisogna colpire i soldi».

Marcello Ravveduto, Docente dell’Università di Salerno ha parlato della nuova comunicazione della criminalità organizzata: “Le mafie sono sistemi di comunicazione, i territori virtuali devono essere controllati esattamente come quelli reali“.

“Le mafie cercano di controllare il territorio senza la violenza – ha continuato il professore Antonio Nicaso. – La violenza si usa solo quando serve, i metodi sono altri, senza il concorso esterno di apparati dello Stato non c’è mafia“.

Ha chiuso l’evento Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia: “Per sconfiggere le mafie dobbiamo unire il controllo del territorio con la formazione. Bisogna ricostruire un nuovo civismo”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Banchero 29 Maggio 2022

    Di che cosa si stupisce Gratteri ! Questi sono criminali sorretti da altri criminali e sarebbe l’ora di farli fuori tutti quanti.

  • Giovanni Padovani 29 Maggio 2022

    Ma chi ha autorizzato una tale spesa (28 milioni e forse di più) per grantire ai carcerati di fare sesso in una casa dell’amore? Il Parlamento ? Ma allora perchè non riaprono anche le case di tolleranza? Lo stato ne avrebbe un grosso vantaggio in termini di maggiori imposte e maggiori controlli.

  • Giovanni Amato 29 Maggio 2022

    Sottoscrivo le considerazioni del magistrato Gualtieri.

  • eddie.adofol 29 Maggio 2022

    ECCO PERCHE’ GLI ULTIMI PdR NN VOGLIONO GRATTERI MINISTRO DEL VIMINALE———-HANNO PAURA————