Crisi all’Unità, il Cdr: «L’azienda ci tiene in ostaggio da gennaio». La solidarietà di Padellaro e Colombo

11 Mag 2022 18:33 - di Stefania Campitelli

Solidarietà alla redazione ma anche “disagio di fronte all’indifferenza” che sta accompagnando la vicenda de L’Unità. Antonio Padellaro, condirettore della testata (con Furio Colombo dal 2000 al 2005) e direttore fino al 2008, commenta così la crisi dello storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. E si augura che ‘qualcuno’ possa intervenire per mettere fine alla crisi. Un miracolo? La crisi si trascina stancamente da anni, tra alterne vicende. Scomparsa dalle edicoli e ritorni.

Crisi all’Unità, il Cdr: una vergogna dell’azienda

Il Comitato di redazione denuncia le responsabilità “di un’azienda silente praticamente da sempre. Che tiene in ‘ostaggio’ giornalisti e poligrafici, confinandoli in un girone infernale, sospesi nel nulla. Dall’1 gennaio 2022 senza più alcuna protezione sociale”. Dall’inizio di quest’anno infatti la redazione non è più Cassa integrazione né in disoccupazione. “Formalmente – si legge nel comunicato –  siamo rientrati alle dipendenze de l’Unità srl. La società che edita un “non giornale”.

Il muro di gomma della società editrice

Di fronte alle tante richieste d’incontri, chiarimenti, da parte del sindacato, la società editrice avrebbe  innalzato un “impenetrabile muro di gomma”. Le ultime news riportano la pubblicazione di un numero unico, un foglio di quattro pagine, anche con contributi di giornalisti esterni. Una ‘pagina farsa’, dice il Cdr che denuncia di non essere stato interpellato. “Tutto questo mentre si trascina all’infinito una procedura di concordato che permette all’azienda di guadagnare tempo sulla pelle dei lavoratori. Hanno ucciso l’Unità, mortificato i lavoratori. Lasciato cadere manifestazioni d’interesse per l’acquisto della testata. Una vergogna assoluta”, prosegue la nota del comitato di redazione. Che promette battaglia non solo in tribunale. “Lo dobbiamo a noi stessi, alle nostre famiglie e anche alla comunità”.

La fine ingloriosa della testata fondata da Gramsci

“L’Unità è una testata conosciuta in tutto il mondo, un giornale glorioso. Non era soltanto l’organo del partito Comunista. È stato anche un faro della libertà d’informazione”. Di comportamento indecoroso parla anche Furio Colombo. “Indegno della storia di un giornale che ha sempre difeso i diritti dei lavoratori. Ci troviamo di fronte a una mossa ingiusta, sbagliata, negativa, nei confronti di coloro che sono rimasti appesi a quella che era la grande struttura organizzativa, editoriale. E anche imprenditoriale dell‘Unità. Una ottusa ignoranza della realtà e della storia, politica e giornalistica, del nostro Paese”, è la denuncia dell’ex direttore. Colombo ricorda “le folate di entusiasmo anche nei piccoli paesi di campagna. Il giornale era profondamente legato all’animo di tanta gente che aveva in esso il suo punto di riferimento. Anche quando, prima con la direzione di Walter Veltroni e poi con la mia, l’Unità diventò da organo comunista un giornale ‘liberal’. Quel legame è rimasto intatto”.

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