Bnp Paribas vuole smembrare la Bnl per favorire aziende francesi. Verso la cessione di 800 lavoratori
A fronte dei lusinghieri risultati ottenuti da Bnp Paribas nel 2021 crescono le preoccupazioni dei lavoratori italiani per il futuro della controllata Bnl.
L’ex Istituto di via Veneto che veniva considerato come il «secondo mercato domestico» del gruppo bancario francese, sembra oggi destinato ad una progressiva marginalizzazione, attuata attraverso il ridimensionamento della rete di agenzie, le cessioni di personale, l’alienazione del patrimonio immobiliare.
Bnp Paribas ha pubblicato i suoi risultati annuali 2021, che testimoniano una performance di alto livello, con una crescita dei ricavi rispetto al 2020 (+4,4%) e al 2019 (+3,7%) ed un utile netto di 9,5 miliardi di euro nel 2021, con un incremento rispetto al 2020 (+34,3%) e al 2019 (+16,1%).
L’abbandono del territorio
A fronte di ciò le decisioni di Bnp Paribas riguardo alla Bnl puntano non alla valorizzazione e alla crescita del ruolo della controllata nel panorama bancario italiano, ma allo smembramento della struttura con l’intento di fare cassa a favore del gruppo francese e come terreno privilegiato per garantire ingresso e il posizionamento strategico in Italia di aziende transalpine.
Nonostante la rete di sportelli della Bnl sia notoriamente «a maglie larghe» il piano industriale 2022-2025 prevede la riduzione della presenza della banca sul territorio con la chiusura di 135 agenzie e la trasformazione di gran parte delle 579 rimanenti in «case del gruppo Bnp Paribas».
La cessione di 836 lavoratori
Malgrado la forte opposizione dei sindacati, esplicitata nel corso della trattativa con l’azienda, riaffermata nelle assemblee dei lavoratori e sostenuta dalle due giornate di sciopero che nei mesi scorsi hanno fermato l’operatività della rete, la Bnl sta procedendo all’espulsione dalla banca di 836 persone.
Il 1 aprile 270 lavoratori della Direzione informatica sono stati trasferiti alla società Capgemini. E precisamente alla Capgmenini Finance Service Tech, un «contenitore» vuoto appositamente costituito per ricevere i dipendenti Bnl scorporati e che solo adesso fonti ben informate affermano che millanti migliaia di imminenti assunzioni.
Il 1 giugno 566 addetti al back office saranno invece trasferiti alla società Accenture. Anche in questo caso si tratta di una controllata appositamente costituita, la Accenture Service Tech. In entrambi i casi la formula giuridica adoperata è la c.d. «cessione di ramo d’azienda».
Si tratta di un utilizzo improprio in quanto la Banca non rinuncia alle attività «cedute» ma le farà svolgere dagli stessi addetti con la nuova maglietta. Inutile sottolineare che saranno molti i lavoratori che chiederanno al giudice del lavoro di sancire la nullità della spregiudicata operazione, la prima in questi termini che viene tentata nel settore del Credito.
La vicenda dei 14 manutentori
Una recente vicenda, dalle dimensioni più contenute ma emblematica dell’atteggiamento vetero-padronale che muove i neo responsabili delle relazioni umane Bnl, riguarda 14 persone che da anni lavoravano nella banca pur figurando alle dipendenze della società Hitrac Engineering Group.
Dopo che il Giudice del lavoro ha sancito che il gruppo di lavoratori prestava la sua opera in via continuativa ed esclusiva per la banca, ordinando il loro inquadramento tra il personale della stessa, la Bnl li ha «distaccati» nuovamente presso la società di comodo. Così, mentre la banca si predispone una ennesima cessione di «ramo d’azienda», i lavoratori sono costretti a ricorrere di nuovo alla magistratura del lavoro.
La vendita di Axepta
L’espulsione degli oltre 800 dipendenti dal perimetro dell’azienda era stata preceduta qualche mese fa da un’operazione di altro tipo che aveva già suscitato allarme fra i sindacati. Bnp Paribas si è privata di Axepta, la società del gruppo leader nel ramo dei pagamenti digitali. La Axepta è stata venduta alla concorrente Wordline, fino ad ora assente dal mercato italiano.
Oltre che a fare cassa sulle spoglie di una Bnl sempre più marginalizzata, il Gruppo francese sembra dunque puntare ad allargare una sorta di colonizzazione del nostro paese favorendo società transalpine anche a scapito delle sue fette di mercato.