50 anni fa Laszlo Toth, un folle, danneggiò la Pietà di Michelangelo a San Pietro con 15 martellate (video)
Mezzo secolo fa lo sfregio alla Pietà di Michelangelo. Alle ore 11.30 di domenica 21 maggio 1972, durante il rito della Pentecoste nella Basilica di San Pietro, László Toth – geologo ungherese di 34 anni, residente a Sidney – scavalcò d’un tratto la balaustra che separava la folla di visitatori dalla celeberrima scultura. Era vestito con una pesante giacca blu, tipo impermeabile, e una camicia rossa; alto e slanciato, portava i capelli lunghi e aveva una corta barbetta bionda.
Toltosi la giacca per esser più libero nei movimenti, con una mazzuola pesante circa 5 chili colpì 15 volte dapprima il capo della Madonna e poi, più volte, il volto e le braccia, lasciando però integra la figura del Cristo. Nel far questo, lo squilibrato gridò, in lingua italiana: “Cristo è risorto! Io sono il Cristo!”. Subito dopo Toth venne fermato. Fu un vigile del fuoco in divisa, in visita a San Pietro, a bloccare l’autore del folle gesto. Nello sconcerto generale, Paolo VI accorse nella Basilica, mentre venivano raccolti da terra i frammenti della statua.
I lavori di restauro cominciarono a giugno, proseguendo fino a Natale, e il Vaticano permise in via eccezionale a una troupe Rai di seguirli, a partire dalla catalogazione degli oltre cento frammenti. Dopo il recupero dei frammenti, nel gabinetto delle ricerche scientifiche in Vaticano, i tecnici studiarono e sperimentarono la composizione del mastice da usare per il riattacco e l’impasto necessario a costruire i frammenti mancanti. Da ottobre, poi, nella Cappella della Pietà in San Pietro venne allestito un laboratorio di fortuna: e qui avvenne l’ultima fase del lavoro, il riattacco delle parti, finché il 30 novembre 1972 venne ‘ricucito’ il braccio della Vergine.