Meloni: «Biden, Macron, l’Ue… le leadership progressiste sono inadeguate» (video)

1 Apr 2022 18:49 - di Agnese Russo
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Cos’è la “buona politica”, di cui tutti parlano, ma che pochi riescono a incarnare davvero? Quali sono le grandi sfide del nostro tempo? Chi sono gli attori in campo, i loro valori di riferimento, i loro obiettivi? Qual è la griglia che sottende le tante scelte che si compiono quotidianamente nei luoghi decisionali? Dando una visione di scenario e calandola poi nel merito di esempi concreti, Giorgia Meloni ha aperto la scuola di formazione politica “Europa e territori: conoscere per costruire il futuro”, promossa dal gruppo dei Conservatori europei su iniziativa del co-presidente Raffaele Fitto.

La scuola di formazione promossa da Ecr

L’adesione è stata altissima: i partecipanti sono 280. Per tre mesi, due giorni al mese, si ritroveranno per approfondire i principali dossier europei: Quadro finanziario 2021-2027, Next Generation Eu, Pnrr, Politiche di Coesione e Sviluppo, nuova Politica Agricoltura Comune (Pac) e Settore marittimo, Politica estera e sicurezza europea. Partendo, però, dalla «visione» complessiva che muove i Conservatori, da quei valori di riferimento e dal modo in cui si calano nella realtà che sono stati al centro dell’intervento di Meloni e degli altri relatori della giornata inaugurale: Francesco Giubilei, presidente della fondazione Tatarella; Ryszard Legutko, co-presidente del gruppo Ecr; Roberts Zile, vicepresidente del Parlamento europeo.

Meloni illustra i tre parametri della «buona politica»

«Il fatto che 280 persone abbiano deciso di dedicare due giorni al mese, per tre mesi, ad approfondire i grandi temi del nostro tempo, racconta quanta voglia ci sia di buona politica», ha detto Meloni, chiarendo che tre sono i parametri per giudicare se una politica sia davvero buona. Il primo: essere portatori di una visione. Il secondo: interpretare la politica come una missione. Il terzo: la responsabilità. «Devi capire – ha sottolineato la leader di FdI – che dalle tue scelte dipende la vita delle persone».  E responsabilità significa anche che «non puoi mentire, devi dire anche cose impopolari».

L’obbligo della verità, anche quando è scomoda

FdI ha ricordato Meloni non ha paura della verità: lo ha dimostrato sulla questione delle spese militari; a suo tempo lo dimostrò sulla questione del finanziamento pubblico ai partiti; lo dimostra da anni su questioni come approvvigionamento energetico, immigrazione, Europa. Tutti temi per i quali il partito è stato attaccato, ora tacciato di tatticismo, ora bollato come anti-europeista, ora marchiato come impresentabile. Ma anche tutti temi sui quali il tempo ha dato ragione a FdI, a quella «visione» che sempre lo fa muovere con coerenza.

«Gli altri si svegliano quando siamo nel burrone»

«Fratelli d’Italia il tema delle spese militari ce l’aveva nel programma. Avevamo una visione. Altri – ha sottolineato Meloni – si svegliano quando siamo nel burrone. Noi facciamo parte del’Occidente e siamo certamente legati agli Stati Uniti, però non sempre gli interessi dell’Europa e degli Stati Uniti sono identici. Noi di FdI abbiamo sempre ritenuto che nella Nato dovesse esserci una colonna europea e una americana. Se poi le nazioni europee non rispettano i vincoli dell’alleanza è ovvio che conteranno di meno, mi pare che lo abbiamo visto».

Meloni: «Lo scontro è tra conservatori e globalisti»

Visione e «buon senso», il rifiuto dell’«approccio ideologico che forza la realtà» sono quello che «muove i conservatori». Dall’altra parte non ci sono i progressisti, ha avvertito Meloni, ma i globalisti. Lo scontro è tra chi vuole «conservare l’identità della nostra civiltà» e chi vuole cancellarla. Ed è uno scontro che si manifesta nella pratica politica quotidiana: dalla cancel culture, che punta a cancellare la storia, al gender, che punta a cancellare le differenze tra uomo e donna, dal tema dell’immigrazione, che i fautori del globalismo sostengono nella sua forma incontrollata che nulla ha a che fare con la solidarietà e moltissimo con lo sfruttamento economico, alla famiglia, primo luogo di educazione e trasmissione dei valori e formazione dell’identità, fino alla religione cristiana, che anche per i laici ha sintetizzato i valori della nostra società.

Il processo per trasformare i cittadini in sudditi

«La centralità della persona è sotto attacco», ha chiarito Meloni, ricordando che smantellare l’identità della persona significa «trasformare i cittadini in sudditi, in persone che non sono più consapevoli e quindi non sono più in grado di difendere i propri diritti». La stessa democrazia finisce così a rischio, a vantaggio solo delle grandi concentrazioni economiche. «Si parla di governo di migliori, ma chi stabilisce chi sono i migliori?», ha domandato Meloni, ricordando che per millenni la nostra società si è interrogata su questo tema, giungendo infine alla conclusione che lo stabiliscono i cittadini. Un meccanismo che però vediamo spesso disatteso a vantaggio di governi esaltati da centrali di potere ed economiche, le uniche a guadagnarci davvero. Anche qui gli esempi non mancano: dalla lotta al contante, che favorisce la speculazione finanziaria a scapito dell’economia reale, a sua volta presidio di identità, a misure come la direttiva Bolkestein, che favorirà le multinazionali a scapito delle 30mila imprese familiari italiane che oggi contribuiscono all’unicità della nostra offerta turistica.

«La sovranità delle nazioni è il più grande nemico dei globalisti»

«La sovranità delle nazioni è il più grande nemico dei globalisti», ha sottolineato ancora Meloni, rivendicando che dire questo non significa affatto essere anti-europeisti, significa invece rivendicare un’Europa che sappia difendere le identità e il potenziale politico dei singoli Stati, configurandosi finalmente come un gigante politico e non come un gigante burocratico, ma un nano politico. L’esempio in questo caso è la mancanza di una strategia energetica, mentre a Bruxelles si concentravano sul diametro delle vongole.

Il ruolo dell’Europa e il peso delle sanzioni

«Oggi l’incapacità dell’Europa di avere una strategia di approvvigionamento energetico ci mette in una condizione di libertà limitata, inevitabilmente, nelle scelte che possiamo fare. Per noi, come l’Italia è solidale con i suoi alleati, così ci aspettiamo la solidarietà delle istituzioni occidentali rispetto al peso che le sanzioni avranno. E  innegabile che non tutti pagheranno le sanzioni alla stessa maniera», ha detto Meloni, spiegando di aspettarsi che «la Commissione europea e gli Stati Uniti si mettano d’accordo per compensare le nazioni che verranno colpite dalle sanzioni». «Se siamo uniti -ha argomentato Meloni – dobbiamo esserlo in tutto: nei sacrifici che si fanno e nella solidarietà che si dimostra. Lo diciamo al governo da tempo. Ci aspettiamo che Mario Draghi vada a fare questa battaglia».

«L’Ue chieda scusa alla Polonia»

Succede, però, che quando poni queste domande «ti appiccicano etichetta impresentabilità, così non sono tenuti a rispondere». Salvo poi trovarsi a fare i conti con la realtà. «La vicenda della crisi ucraina ha fatto calare il velo di ipocrisia che c’era su alcune materie, guardiamo al tema dei rifugiati e dei profughi. Per anni la Commissione europea ha insultato, attaccato e ricattato governi, come la Polonia, che si rifiutavano di redistribuire immigrati irregolari».

Meloni: «Leadership progressiste inadeguate, servono i Conservatori»

«Ma quando sono arrivati i profughi veri, quei governi sono stati i primi a dare una mano perché sanno distinguere, come facciamo noi di Fratelli d’Italia, il tema del diritto d’asilo dal tema dell’immigrazione che sono due materie completamente diverse», ha detto Meloni, concludendo sull’inadeguatezza delle leadership progressiste dell’Ue, di Biden, di Macron, la cui «ideologia sfrenata» è alla base delle troppe storture cui assistiamo in questi tempi. Per questo, ha concluso la leader di FdI, «questo è il momento di leadership conservatrici».

 

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